La Gen Z? Vuole uno stile di vita più “autentico”

La società contemporanea viene descritta come sempre più complessa (71%), superficiale (58%) e falsa (45%), un “luogo” dove c’è poco tempo libero da dedicare a se stessi e a ciò che conta veramente (66%), con troppe preoccupazioni e pensieri (49%), e dove si nota una crisi di valori e un senso di confusione (45%). Questa situazione genera diverse sensazioni, tra cui disagio (61%) e paura (50%), ma anche un desiderio di reagire (58%). I giovani non si accontentano più di questa realtà e sembrano aver intrapreso un nuovo stile di vita alla ricerca di ciò che è autentico e vero. Questo emerge da uno studio condotto con la metodologia WOA (Web Opinion Analysis) e realizzato da Grom in occasione del lancio della nuova campagna “Autentico Piacere” .

La nuova tendenza è definita “Authenticity”

La nuova tendenza, definita “Authenticity”, coinvolge le giovani generazioni dei Millennials e Gen Z, che hanno notato un aumento di autenticità intorno a loro stessi (61%). La loro voglia e capacità di gustare ciò che ha un vero valore diventano la spinta per uno stile di vita che va oltre le apparenze. Nell’era delle immagini perfette e filtrate, del multitasking, della corsa alla performance e al possesso, le nuove generazioni stanno abbracciando una tendenza opposta: quella verso l’autenticità. Questo desiderio nasce dalla volontà di vivere esperienze e relazioni che diano un senso più profondo alla propria esistenza, spiega lo psicologo, psicoterapeuta e imprenditore Luca Mazzucchelli, commentando il trend e l’indagine di Grom.

Concentrarsi su ciò che è essenziale

Gli individui autentici sono convinti della necessità di ritrovare la semplicità e l’autenticità nelle cose che fanno (62%) e di concentrarsi solo su ciò che è essenziale per la propria vita (65%). Credono che questo approccio migliori la qualità del vivere (75%), portando più serenità e benessere. Il loro sogno non è più legato a luoghi esclusivi e fughe irrealizzabili, ma a momenti, posti e piaceri semplici, autentici e genuini. La maggioranza vive le azioni quotidiane come veri e propri momenti di autenticità, come giocare con i bambini (66%), passeggiare in città con gli amici (61%) e stare a contatto con la natura (52%). Anche nell’alimentazione, l’autenticità è importante, come consumare un pasto a tavola con parenti e amici (72%) o gustare un gelato (57%), soprattutto se il gusto è fedele alle aspettative.
Se vivono l’autenticità e il piacere nel proprio tempo libero, soprattutto nei momenti conviviali (68%), in un ambiente familiare o con amici (59%), al lavoro sentono una maggiore fatica, specialmente nelle interazioni con gli altri, che percepiscono come autentiche solo durante le pause (35%).

Essere, non avere

L’indagine mostra una nuova direzione: un ritorno all’essenziale. Per i giovani, l’autenticità significa dare più importanza all'”essere” che all'”avere” (65%), vivere solo esperienze che meritano di essere vissute (58%) e ricercare la semplicità nelle cose (51%). Secondo lo psicoterapeuta Mazzucchelli, l’autenticità è uno degli ingredienti chiave del benessere personale. Il “vero sé” rappresenta l’essenza autentica di una persona, al di là delle maschere e delle sovrastrutture, mentre il “falso sé” è una versione alterata e adattata di sé stessi, spesso influenzata dalle aspettative degli altri o dai condizionamenti sociali. La discrepanza tra ciò che si è davvero e ciò che siamo portati a essere può provocare sensazioni di insoddisfazione, disagio e disconnessione. La tendenza delle nuove generazioni a liberarsi dalle aspettative sociali per esprimere pienamente sé stesse e la ricerca della semplicità come veicolo per concentrarsi solo su ciò che è veramente importante, possono essere considerati segni di crescita psicologica. I momenti semplici, dunque, sembrano essere la migliore lente attraverso cui guardare e godersi i piaceri del mondo.  

Connessione Internet efficiente: per i giovani è una priorità, anche a costo di pagarla di più

Il 72% dei giovani tra i 18 e i 24 anni sarebbe disposto a pagare di più per una connessione internet con prestazioni migliori, e tra questi, il 35% sarebbe disposto ad aggiungere fino a 20 euro in più. Inoltre, l’87% di coloro che sono stati intervistati nella stessa fascia di età desidera una connessione più sostenibile e sarebbe disposto a pagare un prezzo più alto per ottenerla. Questi sono solo alcuni dei risultati emersi dalla ricerca Cisco Broadband Survey, che ha confrontato il livello di soddisfazione, le abitudini e le esigenze dei consumatori di 12 paesi dell’area EMEA, inclusa l’Italia, riguardo alla connessione internet a banda larga domestica.

Rete fissa per la maggior parte degli italiani

La maggior parte degli intervistati italiani ha una connessione internet fissa (56% del campione, di cui il 31% in fibra e il 24% in ADSL), mentre il 37% utilizza anche una connessione mobile a casa (direttamente su dispositivi mobili, router/hub 4 o 5G o hotspot mobile utilizzato dal PC). Alcuni utilizzano connessioni satellitari o alternative.

Prestazioni e sostenibilità in primo piano

Nonostante il costo della vita sia aumentato negli ultimi tempi, colpendo soprattutto i giovani, sono proprio i ventenni a dichiararsi disponibili a spendere di più per ottenere prestazioni migliori e sostenibilità ambientale. Tuttavia, la fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni è anche quella più indecisa riguardo a un eventuale cambio di connessione, principalmente a causa di esperienze deludenti in passato. Nonostante ciò, i giovani hanno ancora l’intenzione di migliorare la loro connettività attuale. Il 35% dei giovani tra i 18 e i 24 anni vorrebbe passare a un servizio di connessione migliore entro i prossimi 12 mesi, mentre la percentuale si ferma al 27% nella fascia di età compresa tra i 45 e i 54 anni. Inoltre, i motivi per cui gli utenti desiderano aggiornare la loro connessione internet domestica differiscono a seconda dell’età. La velocità e l’affidabilità sono tra i motivi principali per tutte le fasce d’età, ma per i giovani la sicurezza (che è prioritaria per il 44% della fascia di età compresa tra i 45 e i 54 anni) è meno importante, mentre la notorietà del brand del provider di servizi internet diventa un fattore chiave.

I ragazzi utilizzano soprattutto il mobile

Per quanto riguarda l’utilizzo della connessione, i giovani utilizzano principalmente dispositivi mobili per le proprie esigenze quotidiane, a differenza delle generazioni più anziane che fanno ampio uso della connessione domestica. Ad esempio, solo il 49% dei giovani tra i 18 e i 24 anni utilizza la connessione di casa per lo shopping e l’informazione, rispetto al 75% dei genitori. Inoltre, il 50% dei giovani utilizza la connessione di casa per servizi come l’acquisto di biglietti o operazioni bancarie, rispetto al 74% dei genitori.
È evidente che per i giovani la connessione a internet è principalmente associata all’utilizzo di uno smartphone per comunicare, informarsi e gestire la propria vita. Tuttavia, ciò non significa necessariamente l’utilizzo di una connessione mobile, poiché quando si è a casa, ad esempio, ci si affida alla rete domestica. Se questa non soddisfa le esigenze, ad esempio a causa della condivisione della larghezza di banda con il resto della famiglia, può essere un problema. Capire le priorità e le abitudini dei giovani è fondamentale per i fornitori di servizi di connettività, considerando che sono i consumatori del futuro.

Intelligenza artificiale: una rivoluzione anche per il settore assicurativo?

Il potenziale riconosciuto alle nuove tecnologie all’interno del settore assicurativo viene confermato dallo studio Digital Disruption: l’impatto delle tecnologie emergenti sul settore assicurativo, realizzato da EY con il supporto IIA – Italian Insurtech Association e il sostegno di Liferay.
Tecnologie come l’intelligenza artificiale stanno trasformando radicalmente l’industria assicurativa, con implicazioni senza precedenti in termini di aumento della competizione tra gli operatori di mercato. In particolare, per il 44% delle Compagnie assicurative intervistate la tecnologia emergente con maggiore capacità di applicazione è l’Intelligenza Artificiale Generativa. Ma sebbene il potenziale del suo utilizzo sia ampiamente riconosciuto dai player assicurativi, quasi la metà delle Compagnie intervistate non l’ha ancora adottata all’interno del proprio business.

La barriera delle scarse competenze

Solo il 7% delle Compagnie assicurative riferisce un grado di maturità avanzata nell’implementazione dell’Intelligenza Artificiale Generativa, principalmente per la gestione dei sinistri.
Di fatto, la principale barriera nell’adozione di tecnologie emergenti nel settore rimane il gap di competenze tecniche, per il quale si rende funzionale un processo di formazione del personale (70%). 
Un gap dovuto alla difficoltà nel reperire le giuste risorse e al disallineamento fra linee IT e di business (69%), fattore che ostacola la trasformazione digitale nel settore. Per la maggior parte degli intervistati, quindi, emerge la necessità di creare una mentalità aziendale innovativa e accrescere le competenze all’interno dell’organizzazione, intervenendo su processi e metodologie di lavoro per cogliere efficacemente il contesto di cambiamento in corso.

Le più utilizzate sono Robotica e Intelligent Automation

Tra i vantaggi connessi all’utilizzo di AI Generativa gli intervistati sono concordi nell’individuare l’efficientamento dei processi esistenti (89%) e il miglioramento della relazione con la clientela (78%) 
In ogni caso, a oggi le tecnologie emergenti maggiormente utilizzate sono Robotica e Intelligent Automation (96%), di cui le principali applicazioni riguardano la gestione dei sinistri (70%) e la sottoscrizione ed emissione delle polizze (54%). 

I benefici di IoT e sensoristica avanzata

Inoltre, il 74% degli intervistati ha già implementato, a diversi livelli di maturità anche IoT e sensoristica avanzata per una più accurata quotazione del rischio (70%) e per lo sviluppo di prodotti parametrici (70%).
I benefici riscontrati dall’utilizzo di queste tecnologie, riporta Adnkronos, riguardano principalmente l’estensione dell’offerta e il miglioramento della relazione con i clienti (67%). Scarse applicazioni emergono, invece, per blockchain e metaverso. Nonostante si ritenga che l’impiego di queste tecnologie possa rafforzare il brand e migliorare la relazione con la clientela, la quasi totalità del campione fatica a vedere vantaggi e casi d’uso concreti.
“La sfida cruciale ora è adattare un mercato ancora ancorato a dettami analogici per sfruttare appieno il potenziale rivoluzionario dell’AI – commenta Gerardo di Francesco, Segretario Generale di IIA -, riprogettando processi e operatività”.

Tecnologie emergenti: una nuova era per creatività, società e privacy 

In un contesto di instabilità e incertezza il crescente accesso dei cittadini di tutto il mondo a tecnologie quali Intelligenza artificiale, web3 e token, sta dando il via a una nuova era per la creatività, la società e la privacy. Secondo le previsioni del rapporto Accenture Life Trends 2023 le aziende dovranno prepararsi a modificare i modelli di business. Solo così potranno mantenere il passo con il cambiamento del comportamento dei clienti, che trovano sempre più valore nelle tecnologie emergenti. Il Rapporto identifica i principali macro-movimenti globali dei comportamenti che plasmeranno business, cultura e società nel corso del prossimo anno. Dalla necessità di imparare a vivere ai tempi della permacrisis alla volontà di sentirsi parte delle comunità online, dalla mancanza dei benefici intangibili legati al modo di lavorare più tradizionale all’utilizzo dell’AI per accelerare la creatività, alla fine della crisi dell’identità digitale posta dai portafogli digitali.

Da brand a comunità: cosa influenzerà acquisti e lavoro

Il mondo sta passando da una catastrofe globale all’altra, ma le persone si adattano all’instabilità, oscillando tra quattro possibili risposte. Lotta, fuga, concentrazione e immobilità influenzeranno gli acquisti e il modo in cui si considerano i brand. In un mondo instabile, poi, le persone cercano gruppi a cui sentono di appartenere. Di conseguenza, i brandmoderni saranno costruiti come comunità, ridisegnando la fedeltà e il coinvolgimento con il marchio.
E mentre continua il dibattito sul ritorno in ufficio, tutti hanno sentito la perdita di benefici intangibili come, ad esempio, gli incontri casuali con i colleghi. Le conseguenze di questa perdita diventano chiare. Senza il coinvolgimento personale, le aziende rischiano di perdere mentorship, innovazione, cultura e capacità di inclusione.

Come distinguersi nel marasma di contenuti generati dalla AI? 

L’AI è un nuovo strumento del processo creativo per tutti. Ormai le reti neurali sono disponibili per creare linguaggi, immagini e musica con pochissimo sforzo e senza il bisogno di competenze tecniche.  Anche gli sviluppi nell’ambito dell’AI stanno arrivando sul mercato a una velocità sorprendente. In scala, si tratta di una svolta incredibile per la creatività. Le aziende devono quindi considerare come distinguersi nel ‘marasma’ di contenuti generati dall’AI e come utilizzarla per migliorare la velocità e l’originalità dell’innovazione.

Token e portafogli digitali: i dati tornano in possesso degli utenti

L’uso, e l’abuso, dei dati personali è da tempo in attesa di trasformazione. La trasparenza e la fiducia nelle esperienze dei brand online stanno di pari passo rapidamente diminuendo. Ma il controllo dei propri dati potrebbe presto tornare agli utenti. I portafogli digitali contenenti token (che rappresentano metodi di pagamento, documenti d’identità, carte fedeltà e altro ancora) consentiranno alle persone di decidere quanti dati condividere con aziende, e perfino di venderli a queste ultime.
Questa è un’ottima notizia per i brandi dati che le persone forniranno direttamente saranno ancora più preziosi delle informazioni di terze parti, che non saranno più raccolte in un mondo senza cookie.

Casa: resta una priorità, ma pesa la perdita di potere d’acquisto 

Nel 2023 il clima di fiducia delle famiglie italiane recepisce i segnali positivi provenienti dall’aumento della produzione industriale e dagli interventi di sostegno varati dal Governo, ma la capacità reddituale delle famiglie lascia intravedere campanelli dall’allarme. Per quasi la metà dei nuclei le disponibilità economiche sono appena sufficienti a far fronte alle spese primarie. 
La conseguenza della perdita di potere d’acquisto si traduce in una minore quota di famiglie che riesce a risparmiare (33,8% nel 2023) con un impatto diretto sulle tendenze legate all’abitare. Ovvero, l’acquisto di un’abitazione o la scelta di vivere in affitto. Nel complesso però permane il grande interesse degli italiani nei confronti della casa.  È quanto emerge dall’Indagine sulle famiglie 2023 presentata da Nomisma all’interno del 16° rapporto sulla finanza per l’abitare. 

Acquisto o affitto?

Sono circa 3,1 milioni le famiglie intenzionate ad acquistare un’abitazione nei prossimi 12 mesi. L’acquisto di una prima casa riguarda complessivamente l’81,2% delle motivazioni manifestate dagli intervistati. Quanto alla locazione, dopo la forte ripresa nel 2022, si assiste a una flessione dei nuovi contratti. La quota di famiglie che ha fatto ricorso all’affitto di una o più abitazioni per un periodo superiore a 6 mesi passa dal 5,6% nel 2022 al 5% nei primi mesi del 2023.  Le motivazioni che sorreggono la scelta di vivere in locazione confermano come per il 56% delle famiglie l’affitto rappresenti l’unica soluzione percorribile, a causa delle risorse economiche insufficienti ad accedere al mercato della compravendita. E il 13%, considera la proprietà non conveniente.

Rate canone e finanziamenti

La quota di famiglie che nel 2023 prevede di avere difficoltà nel pagare il canone di locazione sale al 34,8% (+3% vs 2022).  Il 42,7%, però, farebbe sicuramente ricorso al finanziamento per l’acquisto dell’abitazione, mentre il 35,2% è intenzionato con buona probabilità a ricorrere al credito. Rispetto al 2022 la diminuzione della quota di potenziali proprietari che intende rivolgersi al sistema bancario per sostenere l’acquisto dell’abitazione è imputabile a un’autoesclusione causata da sistemi di finanziamento difficilmente accessibili, e da una maggiore onerosità derivante dal rialzo dei tassi di interesse.

Mutui e qualità del credito

La quota di nuclei che ha difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo scende al 6% (7,5% 2022), ma sale al 27,8% la percentuale di famiglie che nei prossimi 12 mesi teme di incontrare difficoltà nel rimborsare regolarmente le rate. Rispetto alla qualità del credito erogato, nel quarto trimestre 2022 la riduzione delle sofferenze relative ai prestiti per acquisto di abitazioni è risultata più marcata rispetto al credito al consumo, anche grazie a politiche di erogazione particolarmente attente alla sostenibilità del debito. Nonostante ciò, l’incidenza delle sofferenze legate ai mutui sul totale di sistema è leggermente aumentata, attestandosi al 13,6%. In questo contesto il processo di alleggerimento dei bilanci bancari è stato garantito dalla cartolarizzazione dei mutui, proseguita anche nel 2023. Tanto che a marzo di quest’anno i prestiti cancellati delle famiglie residenti ammontavano a 51,5 miliardi di euro. 

Su Google Play nuove app fraudolente promettono guadagni facili

Applicazioni fraudolente su Google Play che sfruttano argomenti di attualità, come l’Intelligenza artificiale, i chatbot, le criptovalute e i legami con il magnate della tecnologia Elon Musk, per rubare denaro e dati personali attraverso false app e siti web di phishing.
È quanto hanno scoperto gli esperti di Kaspersky: si tratta di frodi che approfittano del desiderio degli utenti di ‘fare soldi’ facilmente. Una volta ottenute le informazioni, i criminali telefonano alla vittima e la convincono a investire denaro, promettendo guadagni particolarmente elevati
Insomma, i truffatori cercano costantemente soluzioni innovative per portare a termine le frodi. Si adattano velocemente alle tendenze sociali, e attirano gli utenti con offerte irresistibili.

Profitti quotidiani fino a 9.000 dollari

Le app analizzate da Kaspersky propongono guadagni strepitosi, promettendo profitti quotidiani fino a 9.000 dollari con un investimento iniziale di soli 250 dollari. Inoltre, le app sostengono che gli utenti non hanno bisogno di alcuna competenza tecnica e garantiscono un’esperienza sicura.
Tuttavia, quando le vittime installano e poi lanciano l’app, sono obbligati a inserire informazioni personali, come nome, numero di telefono ed email. Una volta inviati i propri dati, appare un messaggio in cui si comunica che la registrazione è avvenuta con successo e che riceveranno la chiamata da parte di un broker per ulteriori informazioni.

Pagine di phishing con strutture e tecniche simili alle app false

In questo scenario fraudolento, la vittima riceve una chiamata dal truffatore che dà informazioni dettagliate sul sistema di investimento. Per iniziare a guadagnare, è necessario trasferire il denaro nel portafoglio del truffatore In questo modo la vittima perde i propri soldi e non ricava alcun profitto. Inoltre, i dati ottenuti con questi attacchi possono arrivare sui forum utilizzati per scopi illeciti.
Ma oltre alle applicazioni fasulle, i ricercatori di Kaspersky hanno identificato anche pagine di phishing che utilizzano strutture e tecniche simili. Ed è molto probabile che questi attacchi di phishing siano organizzati dallo stesso responsabile della diffusione delle app false.

I cybercriminali sfruttano le ultime tendenze e le nuove tecnologie

Tutto questo indica che i truffatori stanno diversificando i propri metodi per ottenere profitti e stanno cercando di colpire quante più vittime possibili.
Il team di Kaspersky ha quindi contattato Google per avvisare delle app fraudolente presenti nello store Google Play.
“I truffatori continuano a perfezionare le proprie tattiche per sfruttare le ultime tendenze e le nuove tecnologie – dichiara Igor Golovin, Security Expert di Kaspersky -. Da app fasulle a pagine di phishing, ricorrono a esche allettanti e design ingannevoli per colpire gli utenti. Diversificando i metodi di attacco, questi cybercriminali mirano a raggiungere il massimo delle proprie potenziali vittime. È necessario che gli utenti siano attenti, cauti e consapevoli delle minacce presenti nel panorama digitale”. 

Per le famiglie italiane gli stipendi sono inadeguati al costo della vita

Oggi molti nuclei familiari lamentano un peggioramento della propria situazione economica. Tra le famiglie che affermano di contrarre debiti o che prelevano risparmi per far quadrare il proprio bilancio, una su due dichiara di poter contare su un reddito inadeguato rispetto al costo della vita.
Crescita dell’inflazione, perdita della capacità di spesa e costi energetici elevati costringono infatti un numero sempre più alto di famiglie a vivere situazioni di indebitamento. 
Ma secondo l’Osservatorio di Nomisma ‘SalvaLaTuaCasa’, promosso da Esdebitami Retake, tra le motivazioni che contribuiscono a far crescere le difficoltà economiche degli italiani si aggiungono anche le elevate spese legate alla casa (27%), difficoltà lavorative (17%), inaspettati problemi di salute, o cambiamenti nella composizione del nucleo familiare.

Italiani più fragili e insolventi

Quali sono le caratteristiche delle famiglie più fragili che rischiano di trovarsi maggiormente in difficoltà? Secondo l’Osservatorio le famiglie ‘insolventi’, sono costituite da nuclei composti da un singolo genitore con 2 persone a carico e con un reddito complessivo mensile inferiore ai 2.400 euro.
Si tratta principalmente di donne, in una fascia d’età compresa tra 25 e 34 anni o tra 45 e 64 anni, con un titolo di studio medio. A incontrare difficoltà sono anche le cosiddette famiglie ‘in bilico’, con un reddito familiare inferiore ai 1.800 euro al mese e un lavoro prevalentemente come libero professionista.

L’inflazione si impenna, si riduce il budget per attività superflue

Nell’ultimo anno la situazione patrimoniale complessiva è nettamente peggiorata per il 35% delle famiglie insolventi, mentre per il 25% è peggiorata lievemente. Una percentuale più alta se si considerano le famiglie ‘in bilico’, rispettivamente 36% e 31%. Il peggioramento è riconducibile all’impatto dell’impennata delle utenze domestiche, e soprattutto, del pesante rialzo dell’inflazione su molti beni e servizi di prima necessità.
Ma a cambiare rispetto a un anno fa sono anche i comportamenti di spesa, che vedono la riduzione del budget per le attività superflue. Infatti, i tagli maggiori riguardano il tempo libero (29%), attività culturali (27%), attività sportive (21%) o istruzione (9%).

Meno soddisfazione nei confronti della vita

Alcune famiglie però hanno dovuto ridurre le spese anche per alcuni beni primari come, ad esempio, quelle per i generi alimentari (-6%) e le spese sanitarie (-9%).
Questa situazione ha portato a un indebolimento della situazione patrimoniale generale tale per cui il 37% delle famiglie dichiara di riuscire a malapena a far quadrare il bilancio, mentre il 3% si è trovato costretto a contrarre un debito per spalmare la spesa in modo da incidere il meno possibile sul bilancio mensile. Nel prossimo anno, riporta Adnkronos, 1 famiglia su 2 prevede un peggioramento della propria situazione economica, cui si aggiunge un calo di soddisfazione nei confronti della vita per il 19% degli intervistati.

Bandiere Blu 2023: Liguria e Puglia ai primi posti della classifica

Con riconoscimenti a 226 Comuni e 84 approdi turistici, l’edizione 2023 della classifica delle spiagge più belle e pulite d’Italia evidenzia un trend di crescita del numero di località ‘premiate’ rispetto all’anno scorso. I Comuni che hanno ottenuto la Bandiera Blu sono infatti 16 in più rispetto ai 210 del 2022. Di questi, 17 sono nuovi ingressi e uno il Comune non confermato. In sintesi, si tratta di 226 Comuni italiani per complessive 458 spiagge, che corrispondono a circa l’11% delle spiagge premiate a livello mondiale.  E quest’anno sono le spiagge della Liguria e della Puglia le più belle d’Italia. Sono infatti i litorali di queste due regioni a comandare la classifica delle Bandiere Blu 2023, stilata dalla Foundation for Environmental Education (Fee).

Liguria premiata con 34 località, Puglia sale a 22 riconoscimenti

In particolare, la Liguria segna 2 nuovi ingressi, Laigueglia e Sori, e raggiunge 34 località. La Puglia sale a 22 riconoscimenti con 4 nuovi Comuni, Gallipoli, Isole Tremiti, Leporano, Vieste.
Alle prime due regioni seguono, con 19 Bandiere, Campania e Toscana, entrambe con un nuovo ingresso, rispettivamente San Mauro Cilento e Orbetello, e la Calabria, con due nuove Bandiere Blu, Catanzaro e Rocca Imperiale.
Le Marche salgono a 18, con un nuovo ingresso, Porto San Giorgio, la Sardegna conferma le sue 15 località, l’Abruzzo resta a 14, la Sicilia a 11, il Lazio a 10. Rimangono invariate anche le 10 bandiere del Trentino Alto Adige, mentre l’Emilia Romagna vede premiate 9 località, con un’uscita, Cattolica, e un nuovo ingresso, Gatteo.

Quattro nuovi ingressi per le Bandiere sui Laghi

Sono riconfermate le 9 Bandiere del Veneto, e la Basilicata conferma le sue 5 località. Si registrano poi 2 nuovi ingressi in Piemonte, San Maurizio D’Opaglio e Verbania, che ottiene 5 Bandiere, il Friuli Venezia Giulia conferma le 2 dell’anno precedente, e la Lombardia sale a 3 Comuni Bandiera Blu, con due nuovi ingressi, Sirmione e Toscano Maderno. Il Molise conquista 2 Bandiere con un nuovo Comune, Termoli. Complessivamente, quest’anno le Bandiere sui laghi sono 21, con 4 nuovi ingressi.

Eccellenze del turismo nazionale in crescita continua

“Anche quest’anno registriamo un notevole incremento dei Comuni che hanno ottenuto il riconoscimento della Bandiera Blu, ben 226 con 17 nuovi ingressi. Una progressione che cresce di anno in anno: basti pensare che nel 1987, primo anno, i Comuni Bandiera Blu in Italia sono 37, nel 1997 arrivano a 48, nel 2007 a 97, nel 2017 diventano 164, fino ad arrivare a oggi, con sempre più località che si avvicinano al percorso facendo una chiara scelta di campo per la sostenibilità – commenta Claudio Mazza, presidente della Fondazione Fee Italia -. I Comuni Bandiere Blu rappresentano circa un quarto di tutte le spiagge italiane. Parliamo di eccellenze del turismo nazionale che possono contare su una strategia articolata e una visione che non tralascia alcun elemento presente sul territorio”.

Perché piacciono i selfie? Non è solo vanità: lo dice la scienza

Perché i selfie ci piacciono tanto? Se le foto che sembrano scattate da terze persone ci aiutano a cogliere meglio il significato di un particolare momento della nostra vita e a richiamarlo alla mente quando riguardiamo l’immagine, quelle fatte dalla nostra prospettiva personale aiutano a ricordare le sensazioni fisiche provate durante un evento. Insomma, non è solo per vanità che scattiamo i selfie.
Lo dimostra una revisione di sei studi condotti su un totale di oltre 2.100 persone, pubblicata sulla rivista Social Psychological and Personality Science da un gruppo internazionale di esperti guidato da Zachary Niese dell’Università di Tubinga.

“Costruire la narrazione di sé stessi”

“Scattare e postare fotografie fa parte della vita quotidiana – afferma Niese -. Sebbene talvolta queste pratiche vengano derise nella cultura popolare, le fotografie personali possono aiutare le persone a riconnettersi con le proprie esperienze passate e costruire la narrazione di loro stesse”.
Quindi, quando postiamo su Facebook o Instagram non lo facciamo esclusivamente per vanità o per i nostri follower, ma anche per noi stessi. Anche uno scatto al ristorante può contribuire a costruire il senso che abbiamo della nostra persona, e la prospettiva da cui lo facciamo ha grande rilevanza.
Ad esempio, riporta Ansa, un selfie che ci ritrae mentre mangiamo con il partner servirà a raccontare e ricordare un momento di condivisione e convivialità.

Catturare il significato più profondo di un evento o documentare un’esperienza fisica

Secondo i ricercatori, chi sceglie di raffigurarsi nella scena scattando selfie lo fa per catturare il significato più profondo dell’evento. E quando si usa la fotografia in prima persona, scattando una foto della scena dal proprio punto di vista, è perché si vuole documentare un’esperienza fisica. In uno degli esperimenti è stato chiesto ai partecipanti di valutare uno scenario in cui avrebbero voluto scattare una foto, come, ad esempio, una giornata in spiaggia con un caro amico, e valutare l’importanza e il significato dell’esperienza. E secondo i ricercatori, più i partecipanti hanno valutato il significato dell’evento per loro, più è probabile che avrebbero scattato una foto con sé stessi all’interno.

Quando la foto su Instagram non piace più

In un altro esperimento, i partecipanti hanno esaminato le foto che hanno pubblicato su Instagram. In questo caso, si è scoperto che alle persone non piaceva molto la loro foto se c’era una discrepanza tra la prospettiva della foto e il loro obiettivo nello scattare la foto Inoltre, se i partecipanti affermavano che il loro obiettivo era catturare il significato del momento, la foto gli piaceva di più se veniva scattata in terza persona, ovvero, con sé stessi all’interno dell’immagine.

Minacce informatiche: solo il 7% delle aziende italiane è in grado di difendersi

Cisco ha realizzato un rapporto dettagliato per misurare la preparazione e la resilienza delle aziende nei confronti della criminalità informatica, il Cybersecurity Readiness Index 2023. E a quanto emerge dalla ricerca soltanto il 7% delle aziende italiane, contro una percentuale più che doppia a livello globale, ritiene di essere in grado di difendersi da un attacco informatico. Per realizzare il Cybersecurity Readiness Index Cisco ha preso come criteri di misurazione 5 pillar, che costituiscono la principale linea di difesa di un’azienda, ovvero, Identità, Dispositivi, Sicurezza della rete, Carichi di lavoro applicativi, e Dati, misurandone il grado di preparazione e maturità delle aziende.
L’indagine è stata condotta su un campione di 6.700 professionisti provenienti da 27 paesi, fra cui l’Italia, che operano nell’ambito della cybersecurity.

In ritardo sulla sicurezza della rete

Per quanto riguarda l’Identità, è necessario fare progressi in questo ambito, poiché solo il 13% delle aziende italiane è classificato come ‘Maturo’.
Quanto ai Dispositivi, la percentuale più alta di aziende in fase Matura è del 20%. Anche per la Sicurezza della rete le aziende sono in ritardo, con il 72% degli intervistati che si trova nella fase Iniziale o Formativa.
Ma è quella dei Carichi di lavoro applicativi l’area in cui le aziende risultano meno preparate, con l’80% delle stesse in fase Iniziale o Formativa, mentre per i Dati il numero di aziende in fase Matura è pari al 14%.

Una maturità inferiore alla media globale 

Agli intervistati è stato chiesto di indicare quali sono le soluzioni finora adottate e qual è il loro attuale status. Al termine dell’indagine le aziende sono state classificate nei quattro gradi di preparazione: Principiante, Formativo, Progressivo, Maturo. In Italia solo il 7% delle aziende è nella fase Matura, l’8% si trova ancora in quella Principiante e il 61% in quella Formativa. Le aziende italiane mostrano quindi una preparazione in materia di cybersecurity molto inferiore alla media globale. A livello globale le aziende in uno stadio Maturo sono infatti il 15%. Nei prossimi 12-24 mesi, inoltre, il 75% degli intervistati si aspetta un’interruzione della propria attività a causa di un attacco informatico, mentre il 31% dichiara di averne subito uno nel corso dell’ultimo anno.

Come colmare il gap di preparazione?

Il 25% delle aziende colpite ha dovuto spendere almeno 500.000 dollari per riprendere il controllo della propria attività,  riporta Adnkronos. Per questo l’87% degli intervistati prevede di aumentare il proprio budget per la sicurezza di almeno il 10% nei prossimi 12 mesi.
“L’errore più grande da parte delle aziende è quello di difendersi dagli attacchi informatici utilizzando un mix di strumenti – ha dichiarato Jeetu Patel, executive vice president and general manager of security and collaboration at Cisco -. Occorre invece considerare piattaforme integrate, grazie alle quali le aziende possono raggiungere un grado di resilienza sufficiente colmando allo stesso tempo il loro gap di preparazione nei confronti della cybersecurity”.