Cybersecurity: stop al data-stealing 

Nel 2023, sono stati compromessi da malware data-stealer circa 10 milioni di dispositivi personali e aziendali, +643% negli ultimi tre anni.
Secondo il Kaspersky Digital Footprint Intelligence, presentato in occasione del ‘Privacy Tour 2024’, i dati sui dispositivi infetti derivano dalle statistiche dei file di log dei malware infostealer attivamente scambiati nei mercati illeciti.

Sebbene il numero di file di log, quindi di infezioni, nel 2023 abbia subito un calo del -9% rispetto al 2022, questo non implica che la richiesta di login e password da parte dei criminali informatici sia diminuita. È, infatti, possibile che alcune credenziali compromesse siano state divulgate nel dark web nel corso del 2024, ed è probabile che il numero effettivo di infezioni sia ancora più alto, circa 16 milioni. 

Per ogni dispositivo infetto 50,9 credenziali rubate

La vendita di credenziali di accesso compromesse rappresenta una parte significativa del mercato del dark web.
In media i criminali informatici rubano 50,9 credenziali di accesso per ogni dispositivo infetto, utilizzandole per attacchi informatici, vendita o distribuzione gratuita sui forum del dark web e i canali shadow di Telegram.

Negli ultimi 5 anni 443.000 siti web in tutto il mondo hanno subito le violazioni delle credenziali.
Per quanto riguarda il numero di account compromessi da infostealer nel 2023, il dominio .com è al primo posto (quasi 326 milioni), mentre in Europa, il dominio .it, associato all’Italia, si classifica al terzo posto (4,2 milioni), dopo Francia (4,5) e Spagna (4,4).

L’accesso ad applicazioni AI

I dati per accedere alle infrastrutture aziendali sono molto diffusi sul dark web: tra gennaio 2022 e novembre 2023 si contano oltre 6.000 messaggi (+16% al mese).
Neanche la crescente diffusione di strumenti basati sull’AI non è passata inosservata ai cyber criminali e il furto di credenziali per i servizi AI è una tendenza in crescita.

Negli ultimi tre anni, sono state compromesse con malware info-stealer 1.160.000 credenziali di accesso all’applicazione Canva, uno strumento di progettazione grafica basato sull’AI.

Nel 2023 il numero di login e password trapelate è aumentato di quasi 33 volte

Anche OpenAI ha visto trapelare le credenziali degli utenti a causa di malware data-stealer. Quasi 668.000 credenziali per i servizi dell’azienda, tra cui ChatGPT, sono state compromesse tra il 2021 e 2023 e trovate su canali nascosti. In particolare, nell’ultimo anno il numero di login e password trapelate è aumentato di quasi 33 volte.

Il mercato del dark web per le credenziali può essere analizzato anche dal punto di vista della domanda di questi account, in particolare esaminando il numero di post in cui i criminali informatici offrono o cercano di acquistare file di log infostealer.
A marzo 2023, dopo il rilascio della quarta versione, la richiesta di account di ChatGPT da parte dei cyber criminali ha, registrato una crescita, stabilizzandosi allo stesso livello di altri servizi di AI.

Risorse idriche a rischio: -18% di acqua nel 2023

Lo segnalano i dati registrati da Ispra: nel 2023 la disponibilità di acqua in Italia si è ridotta del 18% rispetto alla media annua calcolata a partire dal 1951.
Nonostante questo, rispetto al 2022, si evidenzia una ripresa nella disponibilità di risorse idriche nel Paese.

Infatti, se nel 2023 la disponibilità di acqua stimata è stata pari a 112,4 miliardi di metri cubi, l’anno precedente aveva raggiunto un livello molto più contenuto, pari a 67 miliardi, il minimo storico dal 1951, anno in cui sono iniziate le rilevazioni. E che corrisponde, inoltre, a circa la metà della disponibilità annua media del periodo 1951-2023.
In ogni caso, i dati confermano una tendenza negativa in atto da diversi anni.

Poca pioggia o troppa, e la temperatura sale

La riduzione registrata l’anno scorso è principalmente dovuta al deficit di precipitazioni, registrato soprattutto nei mesi di febbraio, marzo, settembre e dicembre, oltre a un aumento dei volumi idrici di evaporazione diretta dagli specchi d’acqua e dal terreno, frutto delle elevate temperature registrate in più occasioni nel corso dell’anno passato.

Al contrario, hanno reso meno evidente il calo dell’acqua disponibile le copiose precipitazioni avvenute a maggio, che hanno portato il livello a 49 miliardi di metri cubi d’acqua complessivi, contro una media del mese di circa 23 miliardi di metri cubi. Quantitativi di pioggia più che doppi rispetto alla media mensile, che però hanno causato danni in diverse regioni, basti ricordare l’alluvione in Emilia-Romagna.

Aumentano le aree soggette a siccità

Una delle tendenze del periodo 1951-2023 è l’aumento delle fasi di siccità estrema e prolungata, oltre alla maggiore percentuale di territorio soggetto a tale condizione.
Con riferimento al 2023 la siccità ha caratterizzato soprattutto i primi 4 mesi in quasi tutto il Paese, per altro proseguendo la lunga fase siccitosa che ha caratterizzato buona parte del 2022.

Nel proseguimento dell’anno scorso le cose sono migliorate in diverse aree, ma con alcune eccezioni. Attualmente, le condizioni di severità idrica riguardano in maniera elevata la Sicilia, con un livello di media gravità la Sardegna, di bassa intensità l’Appennino Centrale e Meridionale, mentre si registra uno stato di normalità per i distretti del Po, delle Alpi e dell’Appennino Settentrionale. 

Fiumi, laghi e corpi idrici sotterranei

Nella valutazione della disponibilità idrica è fondamentale l’analisi dei corpi idrici superficiali, come laghi e fiumi, e dei corpi idrici sotterranei.

Nel complesso le rilevazioni effettuate da Ispra nell’ambito del Piano di Gestione delle Acque del 2023 evidenziano come su un campione pari al 70% del totale dei corpi idrici superficiali e sotterranei, il 14% delle acque superficiali risulta in miglioramento dal punto di vista ecologico, il 60% non subisce alcun deterioramento, il 16% invece peggiora il suo stato ecologico. La previsione per il 2027 vede però in miglioramento le condizioni del 63,5% dei corpi idrici attualmente considerati in stato non buono.

Stipendio: quanto conta per la soddisfazione al lavoro? 

Nel panorama lavorativo contemporaneo,  lo stipendio è il primo requisito nel determinare la soddisfazione e l’coinvolgimento dei dipendenti. Secondo recenti dati forniti dall’Adp (People at Work: Workforce View 2023), la maggioranza degli italiani considera la retribuzione l’aspetto più importante del lavoro. Dall’analisi emerge però che una considerevole percentuale di italiani si sente sottopagata, il che mina il coinvolgimento e la soddisfazione professionale.

Aspettative e sfide

E’ quindi normale, in un simile contesto, che sia in crescita la quota di dipendenti che si aspetta aumenti salariali. Questo perchè, come evidenziato prima, in molti settori professionali persiste la percezione di essere sottopagati. Un altro problema che fa scricchiolare il rapporto di fiducia fra lavoratori e datori di lavoro è rappresentato dagli errori nella retribuzione. 

La risposta delle aziende

Nonostante le sfide economiche dovute al momento contingente, molte aziende stanno cercando modi innovativi per soddisfare le esigenze dei dipendenti, anche attraverso incentivi non solo economici. Ad esempio, si sta sperimentando un potenziamento nella flessibilità nell’orario di lavoro, sempre più richiesta dai dipendenti, con un approccio ibrido che si dimostra particolarmente gradito.

Il lavoro da remoto offre infatti maggiori libertà, ma è necessario trovare un equilibrio che risponda alle esigenze di tutti gli attori coinvolti nel processo. Un’altra tendenza emergente è quella del crescente numero di lavoratori che considera l’opportunità di trasferirsi all’estero, pur continuando a lavorare per il proprio datore di lavoro.

Promozione della salute mentale 

I dipendenti riconoscono l’importanza di discutere apertamente della propria salute mentale, ma molti si sentono ancora poco supportati dai propri superiori e colleghi. Le aziende stanno implementando iniziative innovative per promuovere la salute mentale sul posto di lavoro, ma vi è ancora molto da fare per garantire un adeguato supporto.

Navigare l’incertezza del futuro

Il futuro del lavoro è caratterizzato dall’incertezza, ma i lavoratori mantengono un alto livello di soddisfazione e ottimismo per il futuro. Lo dimostra il fatto che i dipendenti continuano a investire nelle proprie competenze e ad adottare strategie per rendere le proprie carriere resilienti agli imprevisti.

Aspettative dei dipendenti

Nonostante le sfide, gli stipendi equi, la flessibilità e le opportunità di crescita rimangono le principali richieste dei dipendenti. In conclusione, è cruciale che i datori di lavoro prestino attenzione alle esigenze dei dipendenti e promuovano un ambiente di lavoro che favorisca la soddisfazione e l’coinvolgimento, al fine di navigare con successo le sfide future del mondo del lavoro.

Gender Equality: uguaglianza e sicurezza obiettivi sfidanti anche nel 2024

L’indagine annuale WIN World Survey, realizzata da WIN-Worldwide Independent Network of Market Research, di cui fa parte BVA Doxa come responsabile per l’Italia, viene realizzata ogni anno in occasione della giornata internazionale della donna dell’8 marzo.
I dati emersi sono il frutto della raccolta e analisi delle opinioni di circa 34mila persone in 39 Paesi.

Sicurezza, opportunità di carriera e stipendio, ma anche vite segnate da episodi di violenza fisica e psicologica, sono i principali punti sul tema della gender equality affrontati dall’edizione 2024 della ricerca.

Per le donne di tutto il mondo il percorso è ancora in salita

Le donne di tutto il mondo stanno ancora affrontando un percorso in salita per l’uguaglianza e la sicurezza. In particolare, i numeri relativi alla sicurezza sono decisamente critici in alcuni paesi del mondo. In Italia, ad esempio, la paura nel camminare la sera tardi nella propria zona viene dichiarata da 6 donne su 10.

E se in Europa, Italia (63%), Grecia (62%) e Irlanda (58%) riportano la percentuale più alta di donne che si sentono insicure, anche in Francia (54%) e nel Regno Unito (50%) la situazione è preoccupante.
Quelli sulla sicurezza sono dati che purtroppo pongono l’Italia all’ottavo posto nella classifica dei paesi percepiti più insicuri, preceduta solo da paesi del Centro/Sud America, come Cile (83%), Messico (81%), Ecuador (75%).

Atti di violenza: Italia al 14° posto 

Sempre in Italia 1 donna su 5 (20%) ha subito qualche forma di violenza fisica o psicologica nel corso del 2023. Il dato aumenta fra le più giovani, con il 31% nella fascia d’età 18-24 anni, e fra le residenti nelle regioni del Nord-Ovest (28%).

Nella classifica globale dei paesi col maggior tasso di violenza sulle donne (dominata dalla Nigeria, con uno spaventoso 74%) l’Italia è al quattordicesimo posto (20%), fra i 39 paesi coinvolti. La Grecia è al quarto posto (31%).
Il 7% delle donne italiane dichiara di aver subito molestie sessuali durante l’ultimo anno. Emergono differenze secondo le fasce d’età (12% fra 18-44 anni vs 2% dai 45 anni in su), e fra Nord e Centro-Sud (9% vs 5%).  

Parità di genere sul lavoro: pochi aspetti di miglioramento significativi

Se gli uomini nel 47% dei casi sono concordi nel ritenere che la parità sul lavoro sia stata raggiunta, solo il 29% delle donne è di questo avviso. Il 44% della popolazione globale ritiene ancora che le donne abbiano meno opportunità di lavoro rispetto agli uomini.

In Europa (66%) e nelle Americhe (54%) questa percentuale è la più alta. In Italia, l’80% delle donne pensa di avere minori opportunità di carriera rispetto ai colleghi uomini. Un dato che ci pone al secondo posto della classifica, preceduti solo dalla Croazia (81%) e seguiti dalla Francia (75%). E il 56% delle donne che lavorano ritiene di guadagnare meno dei colleghi uomini.

Il consumo dei media digitali da parte dei minori

Uno studio promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy con la collaborazione dell’Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica, ha fotografato i comportamenti e ile abitudini di consumo dei media digitali da parte dei minori tra 8 e 16 anni. A quanto emerge dalle interviste, il 94% dei minori tra gli 8 e 16 anni utilizza lo smartphone. Il 68% ne possiede uno personale, il 28% l’ha ricevuto prima dei 10 anni e il 25% dopo gli 11.

E se cresce la consapevolezza di un uso eccessivo dei dispositivi mobili, i giovanissimi trascorrono online da una a tre ore al giorno, e uno su cinque, oltre le quattro ore. Dove? Su social network, messaggistica e piattaforme streaming. Inoltre, quando sono in rete si esprimono attraverso quattro modalità: irrequieti, esploratori, performativi e ripiegati.

L’utenza dei social aumenta con il passaggio a tweens e teens

Sette ragazzi su dieci (50% tra 8 e 10 anni) usano regolarmente i social e le piattaforme streaming, e l’utenza aumenta nel passaggio a tweens e teens. Instagram serve a curiosare e interagire, Tik Tok a lasciarsi andare al flusso, Facebook a leggere i commenti più che a guardare.

In generale le piattaforme streaming (YouTube, Amazon Prime Video e Netflix, ma anche Svod e Avod) vengono utilizzate in famiglia, o da soli, molto meno con gli amici, fuori casa e a scuola.
Tra le piattaforme di messaggistica, Whatsapp è risultato imprescindibile per comunicare, creare community, scambiare materiali. I fruitori regolari sono al 93% 14-15enni, all’89% 11-13enni e al 60% tra 8-10 anni.

Piena fiducia a Whatsapp, non a YouTube

Gli intervistati hanno espresso piena fiducia a Whatsapp, Instagram e Pinterest (e a seguire Telegram, Twitch e Discord), alle piattaforme Netflix e Amazon Prime Video, e in seconda battuta a Rai Play e Disney+, non alla più popolare YouTube.
Per quanto riguarda le forme di limitazione e controllo nell’uso degli smartphone da parte dei genitori, circa 8 su 10 le utilizza sfruttando i limitatori, come parental control offerti da piattaforme e dispositivi.

Più di un terzo dei ragazzi e delle ragazze viene controllato: il 49% dei bambini 8-10enni e il 20% dei 14-15enni. Ma l’eccessivo controllo potrebbe inibire lo sviluppo di competenze e autonomia, rendendo più acritica la navigazione.

Si confermano i rischi della rete: 4 su 10 hanno avuto esperienze negative

Lo studio poi conferma i rischi della rete: 4 su 10 raccontano esperienze negative, e la maggioranza ha visto contenuti inadatti almeno una volta su un social. In particolare, i più piccoli sono incappati in eventi critici su YouTube.
Circa un quarto del campione (17% teens) afferma di non essere mai incorso in esperienze negative sui social, mentre il 42% (53% teens) ne riporta di gravi e ripetute.

I più esposti sono coloro che tendono a condividere contenuti e informazioni personali con sconosciuti, i soggetti più fragili o che esprimono minor benessere, gli utenti regolari dei social network, gli iperconnessi e i gamers intensivi. Ma si evidenzia anche una lieve prevalenza territoriale che penalizza i residenti nelle grandi città e nel Sud Italia, più inclini all’uso precoce di smartphone e social.

Smart City in Italia: l’82% dei Comuni ha avviato progetti “intelligenti”

A trainare il cambiamento verso città sempre più smart, sostenibili e inclusive è la digitalizzazione. La trasformazione delle città in Smart City è un processo che sta avvenendo da diversi anni, e l’Italia da tempo sta lavorando in questa dorezione. Anche grazie ai fondi del PNRR per le città intelligenti l’82% dei Comuni italiani ha avviato progetti che puntano a digitalizzazione, sostenibilità e inclusione all’interno delle città.

Usufruire di servizi digitalizzati, e dunque più veloci, contribuisce a migliorare la qualità della vita. E abitare in città automatizzate, con attenzione al trasporto sostenibile e all’autonomia energetica, renderà i cittadini più consapevoli e pronti alle sfide del futuro.
Del resto, l’attenzione alle Smart City emerge anche dalle opinioni dei cittadini italiani. 

Il boom tecnologico investirà soprattutto i servizi anagrafici, tributari e la mobilità

Come spiegano i dati dell’Università Niccolò Cusano sulle Smart City il 68% della popolazione si aspetta un boom tecnologico da parte del comune di residenza, e ne percepisce i vantaggi. Soprattutto nei servizi anagrafici, tributari e di mobilità.

Iniziano inoltre a comparire le prime classifiche delle città più intelligenti del paese. Per stilare la graduatoria delle città più smart d’Italia l’Università Niccolò Cusano ha preso in considerazione 30 indicatori suddivisi in 6 macro categorie, smart governance, environment, economy, mobility, living, people. 
I dati sono estrapolati da strumenti territoriali che riportano i livelli di utilizzo dei servizi, la presenza di rilevatori digitali, il tasso di occupazione. I comuni analizzati sono 7,901.

Milano, Roma, Torino, Genova le città metropolitane più intelligenti

Al primo posto della classifica delle città metropolitane più intelligenti si posiziona Milano, seguita da Roma, Torino e Genova.
Al 5° e al 6° posto si trovano le due metropoli del sud Italia, Palermo e Napoli.

Quanto alle città capoluogo di provincia più smart, la classifica delle più intelligenti è guidata principalmente da città del Nord, e al primo posto si trova sempre Milano.
Un risultato che non sorprende, visto che si tratta di una capitale economica importante per il paese. Seguno Trento e Bolzano a completare le prime tre posizioni, mentre Roma è solo ottava.

Chiude la classifica delle prime 10 Bergamo, che continua a recuperare posizioni e per alcuni parametri risulta ai primi posti delle classifiche.
Ma a investire nelle città digitali non sono solo i grandi comuni, e a guidare la classifica dei comuni smart per numero totale è la Lombardia.

Assago conquista il podio dei piccoli centri urbani

Assago, un paese di meno di 10mila abitanti, ha raggiunto il punteggio di 97,2/100, secondo solo a Milano. Un risultato che premia l’impegno dei cittadini, riporta Adnkronos, ed è un ottimo catalizzatore per altre iniziative.
Al Centro Italia il primo posto è occupato da Sesto Fiorentino, al Sud, Sestu, in provincia di Cagliari.

I primi 3 piccoli micro comuni smart, con meno di 2mila abitanti, sono Rhêmes-Notre-Dame, in Valle d’Aosta al Nord, Lunano nelle Marche al Centro, e Ancarano, in provincia di Teramo, al Sud.

Spese familiari: cosa ci attende nel 2024?

Facile.it e Consumerismo No Profit hanno pubblicato la nuova edizione del rapporto Cara Italia sulle principali voci di spesa domestica degli italiani, tra cui bollette, mutui, telefonia, carburante, ortofrutta.

Come potrebbero cambiare nel 2024? Per luce e gas, ad esempio, il 2024 è iniziato con il calo del prezzo delle materie prime, ma non è detto che questo si traduca in una diminuzione delle bollette. Anzi.
A gennaio sulle bollette del gas sono tornati l’Iva all’aliquota ordinaria, gli oneri di sistema, ed è terminato il servizio di tutela. Secondo Facile.it, Il possibile aumento sarebbe tra il 20% e il 38%. La spesa per luce e gas potrebbe quindi superare 2.600 euro annui, o 2.300 euro optando per una tariffa indicizzata.

Mutui: la scommessa del tasso variabile

Se il 2023 è stato caratterizzato da un aumento dei tassi, nel 2024 la situazione sul fronte dei tassi variabili dovrebbe continuare a migliorare. La rata di un mutuo medio potrebbe diminuire di circa 10 euro nel secondo trimestre, arrivando entro fine anno a un calo di quasi 100 euro (-13%).

Ma quale mutuo scegliere oggi? Il tasso fisso rappresenta un ottimo punto di partenza: considerando un mutuo standard, i migliori tassi (TAN) vanno da 3,10% a 3,30%, con una rata mensile intorno a 615 euro.
I variabili invece oggi costano più dei fissi, e i migliori tassi (TAN) variano tra il 4,66% e il 4,90%. Scegliere questa opzione vorrebbe dire scommettere su un calo in futuro.

Telefonia: tariffe stabili, ma attenzione agli adeguamenti all’inflazione


Sul fronte della telefonia mobile e fissa, le tariffe per chi vuole cambiare operatore sono rimaste sostanzialmente stabili rispetto al 2023.
Bisogna però fare attenzione ai cosiddetti adeguamenti automatici all’inflazione, una clausola che alcuni operatori hanno introdotto di recente nelle condizioni contrattuali della telefonia mobile e che potrebbe prevedere rincari fino al 10% già nel 2024.

Per una connessione internet casa con tecnologia fibra, considerando un arco temporale di 24 mesi, un buon canone si aggira, in media, intorno a 26 euro al mese inclusi i costi accessori. Se si opta per un unico fornitore mobile-fisso il canone mensile può scendere sotto 23 euro.

Carburanti scendono i prezzi, ortofrutta +14% in un anno

Nonostante le crisi internazionali facevano ipotizzare il contrario, l’analisi di Consumerismo su dati MIMIT conferma per i prezzi dei carburanti il trend ribassista partito a settembre. Rispetto a novembre 2023 a dicembre i prezzi sono scesi, rispettivamente, del -2.66% per la benzina, del -3.70% per il gasolio auto, e del -0,43% per il GPL.

Tra dicembre 2023 e gennaio 2024, invece, i prezzi all’ingrosso sui mercati dell’ortofrutta hanno subito variazioni sostanziali, principalmente a causa dei fenomeni atmosferici.
Al momento la spesa media per una famiglia di 4 persone per frutta e verdura si attesta intorno a 130 euro mensili, per un totale 1500 euro/anno circa. Circa +14% rispetto allo stesso periodo rilevato nel 2023. E la frutta incide per il 40% rispetto al totale sugli aumenti.

Imprese: nel 2023 saldo positivo, +42mila

In uno scenario economico caratterizzato da inflazione, tensioni geopolitiche e cambiamenti tecnologici, il saldo 2023 per le imprese italiane resta positivo, ma non per tutti gli ambiti di attività.
Oltre il 70% delle 42mila imprese registrate in più negli ultimi dodici mesi opera in soli tre macro-settori, costruzioni, turismo e attività professionali.
Insomma, nel 2023 più imprese edili, consulenti aziendali, B&B, meno imprese nel commercio, agricoltura e manifattura.

Dai dati Movimprese, elaborati da Unioncamere e InfoCamere sulla base del Registro delle imprese delle Camere di commercio, emerge che il settore più dinamico, in termini di crescita imprenditoriale, è il comparto delle costruzioni.
Nonostante l’incertezza sulle prospettive dei bonus legati all’edilizia alla fine del 2023 il comparto conta 13.541 imprese in più rispetto al 2022 (+1,62%).

Boom per consulenza, hospitality e immobiliare  

Bene anche le attività professionali, scientifiche e tecniche, che a fine 2023 presentano un aumento significativo di 11mila imprese, trainate dal ‘boom’ della consulenza aziendale e amministrativo-gestionale. Il saldo positivo è di oltre 6.000 attività, per una variazione relativa dell’8%.
Anno positivo anche per il comparto della vacanza, in cui si contano 3.380 attività di alloggio aggiuntive (+5,13%) e 3.015 bar e ristoranti in più rispetto al 2022 (+0,77%).

Alla crescita hanno contribuito significativamente anche le attività immobiliari, che a fine 2023 contano 5.197 imprese in più dell’anno precedente (+1,72%).
A fronte di questi risultati positivi, i settori più tradizionali continuano a segnalare un restringimento della platea delle imprese.

Generale riduzione per commercio, agricoltura, manifattura

Il 2023 per il commercio si è chiuso con una riduzione complessiva di 8.653 attività (-0,6%), anche se il ‘processo di selezione’ ha riguardato essenzialmente il commercio al dettaglio, che nel 2023 ha perso quasi 7.700 unità. Nell’agricoltura, il bilancio di fine anno evidenzia una riduzione complessiva di 7.546 imprese (-1,05%) mentre la manifattura presenta una perdita complessiva di 2.962 imprese (-0,56%). 

Una performance per quest’ultimo settore che tocca tutti comparti, con la sola eccezione delle imprese di riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature (+1.137 unità), accompagnata da una sostanziale stabilità delle industrie di cantieristica navale, aerospaziale e ferro-tramviaria (+56), e delle bevande (+37).

Al Sud oltre un terzo del saldo annuale

Guardando al territorio, i dati indicano in crescita il tessuto imprenditoriale di tutte le quattro aree geografiche.
Con le sue 14.948 imprese in più, il Mezzogiorno ha determinato più di un terzo dell’intero saldo annuale, staccando il Nord-Ovest (+11.210) e il Centro (+10.626).

In termini assoluti, meglio di tutte hanno fatto Lombardia (+10.562), Lazio (+9.710) e Campania (+6.351). Il Lazio (+1,59%) registra invece la crescita più sostenuta in termini relativi; seguono la Lombardia (+1,12%) e la Campania (+1,04%).
L’intero saldo positivo è spiegato dalla crescita delle società di capitale: +57.846 (+3,1%), in linea con il 2022. Le imprese individuali continuano a rappresentare la metà dello stock di imprese esistenti (50,6%), ma sono in flessione di quasi 2mila unità (-0,1%).

Alla smart home del futuro si accede con più sicurezza

Come accederemo alle nostre smart home tra 10 anni? E come immaginano i consumatori l’evoluzione tecnologica nel campo dello smart access, ovvero, come viene percepito dal pubblico il futuro delle serrature nelle abitazioni?
La survey condotta dalla società ISEO Ultimate Access Technologies su un campione di oltre 300 intervistati, svela qual è il ruolo che svolgerà la tecnologia nel rafforzamento della sicurezza delle smart home.

La ricerca indaga il futuro della gestione degli accessi e la percezione dei consumatori in merito all’evoluzione della tecnologia, e se ritengono che nei prossimi dieci anni i progressi digitali renderanno le abitazioni più sicure, garantendo, allo stesso tempo, una gestione degli accessi più semplice.

Aprire le serrature con le impronte digitali, gli occhi o con… il pensiero

Per quanto riguarda il metodo con cui si apriranno le serrature di casa tra dieci anni è emerso che la maggioranza relativa degli intervistati, pari al 36%, immagina che le impronte digitali saranno il metodo più diffuso, mentre un significativo 28% è convinto che si continuerà a utilizzare la chiave tradizionale.

Una percentuale simile, il 27% pensa invece che tra dieci anni le porte delle abitazioni si apriranno con gli occhi, mentre un numero di utenti decisamente minore, solo il 9%, crede, addirittura, che basterà utilizzare il pensiero.

Accessi più semplici e più sicuri? Qualcuno ha poca fiducia nei metodi digitali

Considerando il tema più ampio dell’impatto che avrà l’evoluzione tecnologica sulla sicurezza delle abitazioni e sulla gestione degli accessi, la stragrande maggioranza degli intervistati, ben il 71%, è convinta che la tecnologia renderà le nostre case più sicure in futuro.

Il 22%, invece, sottolinea che sebbene la tecnologia possa semplificare l’accesso, non ne garantirà necessariamente una maggiore sicurezza.
Ed è solo il 5% degli utenti intervistati a dichiarare di avere poca fiducia nei metodi digitali.

Obiettivo: totale libertà di movimento

ISEO Ultimate Access Technologies opera nel campo delle soluzioni meccaniche ed elettroniche per la sicurezza e la gestione intelligente degli accessi. Espressione del Made in Italy, lavora e investe tutti i giorni nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative per soddisfare le crescenti esigenze di sicurezza e praticità nel settore degli accessi domestici. L’obiettivo aziendale è quello di garantire la totale libertà di movimento attraverso la filosofia Ultimate Access Technologies.

Rc auto: nel 2024 rincari in arrivo per oltre 765.000 automobilisti 

Secondo i dati dell’Osservatorio di Facile.it a dicembre 2023 per assicurare un veicolo a quattro ruote in Italia occorrevano, in media, 618,55 euro, vale a dire il 35% in più rispetto a dodici mesi prima.

Brutte notizie quindi per agli oltre 765.000 automobilisti italiani che a causa di un sinistro con colpa dichiarato nel 2023 quest’anno vedranno peggiorare la propria classe di merito, con relativo aumento del costo dell’Rc.
“L’inflazione, che nel nostro Paese rimane ancora su livelli elevati, gioca un ruolo chiave sia sul costo di riparazione delle auto sia sul costo medio dei sinistri, fattori che inevitabilmente pesano sull’aumento delle tariffe”, spiega Andrea Ghizzoni, Managing Director Insurance di Facile.it.
Insomma, le tariffe Rc auto continuano a crescere, con effetti negativi anche sugli automobilisti virtuosi.

Il 2,33% nel 2023 ha dichiarato un sinistro con colpa

Dall’analisi del comparatore, realizzata su un campione di oltre 800.000 preventivi raccolti su Facile.it tra novembre e dicembre 2023, emerge però che la quota di guidatori colpiti dai rincari a causa di un sinistro con colpa rispetto allo scorso anno è in calo del 7%.
E se a livello nazionale la percentuale di automobilisti che nel 2023 hanno dichiarato un sinistro con colpa è pari al 2,33%, guardando al campione su base regionale emergono differenze significative.

Biella è la provincia meno virtuosa

Scorrendo la graduatoria delle aree in cui si è registrato percentualmente il maggior numero di denunce di incidenti con colpa, al primo posto si posiziona la Toscana, dove il 3,02% degli automobilisti vedrà quest’anno aumentare il premio dell’Rc auto.

Seguono i guidatori di Liguria (2,89%) e Sardegna (2,76%). Le percentuali più basse, invece, sono state rilevate in Trentino-Alto Adige (1,57%), Basilicata (1,78%) e Friuli-Venezia Giulia (1,82%).
Se si limita l’analisi alle province italiane, Biella (4,28%) è quella con la maggiore percentuale di sinistri con colpa denunciati, davanti a Massa-Carrara (4,27%) e Cagliari (3,58%). Belluno e Vibo Valentia quelle invece con meno ricorsi alle assicurazioni (entrambe 1,15%), seguite da Pordenone (1,36%).

Occhio agli agenti di commercio al volante!

Fra gli uomini la percentuale di chi ha dichiarato un sinistro con colpa è pari al 2,16%, valore più basso rispetto a quello rilevato tra le donne (2,62%).
Quanto al profilo anagrafico, gli automobilisti appartenenti alla fascia 35-44 anni e 19-21 anni sono quelli che hanno denunciato il minor numero di incidenti con colpa. Tra loro, la percentuale di chi vedrà peggiorare la propria classe di merito è pari rispettivamente solo all’1,98 e all’1,99%.

I 25-34enni sono invece il 2,15%, e gli over 65 hanno registrato la percentuale più alta (2,80%).
Gli agenti di commercio sono poi risultati coloro che in percentuale hanno dichiarato con più frequenza un sinistro con colpa (3,55%), e che quindi vedranno aumentare il premio Rc auto. Seguono i pensionati (2,83%) e i liberi professionisti (2,66%).