Intelligenza artificiale: come cambierà il lavoro dei “creativi”? 

L’Intelligenza artificiale cambierà il modo di lavorare in ogni settore professionale. L’impatto dell’AI sulla generazione di contenuti è indubbio, ma passato l’entusiasmo iniziale si fanno largo dubbi, curiosità, e domande, soprattutto di natura etica. L’AI renderà il lavoro del graphic designer superato? E metterà a rischio i posti di lavoro nei settori creativi? Secondo Cinzia Marotta, Adobe Guru e Adobe Instructor, coordinatrice dell’area Graphic Design di Musa Formazione, e titolare di un’agenzia di grafica e comunicazione visiva, il rischio c’è, “così come è già avvenuto nel corso della storia, in tanti momenti in cui il progresso ha fatto un balzo in avanti. Ci troviamo esattamente nella condizione dell’atleta che si accinge a saltare”.

In 3 ore l’AI fa quello che un professionista fa in 2 giorni

“Come andrà il salto dipende da tanti fattori, interni ed esterni all’atleta – aggiunge Marotta -. E proprio come l’atleta si allena e si prepara, il professionista ha bisogno di studiare e aggiornarsi per ottenere risultati migliori”.
Le intelligenze artificiali possono compiere connessioni, fare analisi e generare risultati basandosi e utilizzando materiali e informazioni reperibili in un database. “Se consideriamo la vastità delle risorse disponibili in rete e la velocità con cui le AI ‘lavorano’ è chiaro che nessun professionista potrà mai competere con loro – spiega Marotta -. Davanti a una richiesta per il progetto di un documentario sui luoghi impervi della Terra, impaginato come uno storyboard, occorreranno 2 giorni lavorativi e un team di 2 grafici. Con il ricorso all’AI basteranno 3 ore”.

L’AI obbedisce agli ordini, ma le idee sono esclusivamente umane

Attualmente l’AI generativa non fa che obbedire a un ordine, ma “la progettazione, l’idea sono ancora esclusive degli umani – continua Marotta -. Tutto il tempo risparmiato per il reperimento e la modifica delle immagini può essere destinato alla parte creativa. Nelle immagini che l’AI generativa ci propone, l’estetica prevarrà con requisiti ben definiti – aggiunge Marotta -. Ma c’è il rischio di una massificazione con una perdita di qualità comunicativa. Senza considerare che poi potremmo abituarci a mostruosità irreali, ritenendole i nuovi standard”.
Insomma, non è il progresso a creare fenomeni deviati, ma l’uso che si fa degli strumenti.

È un’occasione unica, ma servono informazione e formazione

Secondo Marotta, “abbiamo un’occasione unica, possiamo cogliere la grande opportunità di utilizzare uno strumento eccezionale per raggiungere i nostri scopi nel migliore dei modi, oppure combatterla inutilmente o, peggio, lasciarci sopraffare. La strada da percorrere è sempre la stessa, l’unica che funziona sempre: quella dell’informazione e della formazione. Dobbiamo conoscere a fondo questo strumento e imparare a padroneggiarlo. Il primo passo per crearsi una solida preparazione, che nessuna AI potrà eguagliare, è partire dalle basi, dalla cultura grafica, dai criteri della comunicazione visiva, dalle tecniche di progettazione – puntualizza Marotta -. Insomma, bisogna acquisire le conoscenze e le competenze indispensabili per diventare un professionista. Su questa solida base, unita all’esperienza sul campo, saremo in grado di ‘ordinare’ all’AI di svolgere alcuni compiti per noi”.