Pmi a caccia di talenti: ma mancano le professionalità richieste

Le Pmi sono sempre a caccia di talenti, specie ora che l’economia mostra segni di ripresa. Eppure, per le piccole e medie aziende italiane non è così semplice trovarli, sebbene le imprese abbiano cercato di attrarre persone e sviluppare competenze per gestire la trasformazione digitale che sta ridefinendo le tecniche produttive e le relazioni con i clienti. Il trend è confermato anche dai numeri: lo evidenzia l’ultimo Market Watch Pmi di Banca Ifis, realizzato in collaborazione con Format Research su un campione rappresentativo di 500 aziende. In base ai risultati, emerge che l’83% delle imprese dichiara di aver bisogno di assumere personale con nuove competenze. Un trend manifestatosi lungo tutto il triennio 2019-2021 che è confermato anche per i prossimi due anni. Accanto ai profili tecnici, sono ambiti quelli digitali e, in particolare, specializzati in tecnologie 4.0. Ai candidati sono tuttavia richieste soft skill trasversali come: saper lavorare in team, essere flessibili, risolvere problemi. 

Divario tra domanda e offerta

Tuttavia, nonostante la dinamicità del mercato il divario tra domanda e offerta rimane ampio e per i profili tecnici oltre la metà delle Pmi oggi non riesce a reperire le figure adatte. In generale, oggi il 59% delle Pmi dichiara di aver bisogno di nuove competenze legate alle tecniche di produzione specifiche per il proprio settore; il 28% di collaboratori in grado di gestire soluzioni digitali; il 26% di profili amministrativi e il 24% di soggetti specializzati nell’industria 4.0. Per l’8%, infine, sono necessarie risorse esperte nell’area Smac (social, mobile, analytics, cloud). 

Figure con competenze specifiche saranno richieste anche negli anni a venire

La necessità da parte delle Pmi di reperire figure adeguatamente formate e con competenze specifiche nonni esaurirà a breve. Nei prossimi tre anni, infatti, le figure esperte di tecniche produttive rimarranno le più ricercate (42%), seguite da quelle che possono contare su competenze digitali e 4.0 (entrambe al 39%). Molto ricercate dalle Pmi anche le cosiddette soft skills, ovvero quelle capacità relazionali o di comunicazione in grado spesso di fare la differenza all’interno di un gruppo, e che pesano in media per quasi la metà (45%) nel profilo tipo ricercato dalle aziende. Ai primi posti: team working (63%), problem solving (52%), flessibilità (40%) e capacità di comunicazione (38%). Per tutte le imprese la formazione interna è fondamentale per contrastare la veloce obsolescenza delle competenze dovuta al progresso tecnologico. Le aree considerate prioritarie per l’aggiornamento si confermano le tecniche di produzione (52%), le abilità digitali (51%) e le tecnologie 4.0 (40%).