Italiani dormiglioni? Sì, e svegliarsi è un’impresa 

Difficile alzarsi dal letto appena suona la sveglia, almeno per un terzo degli italiani. Insomma, siamo un popolo di dormiglioni, che appena può si concede qualche minuto di sonno in più. In particolare, il suono della sveglia può risultare davvero traumatico, tanto che numerose persone mettono in atto una serie di strategie ad hoc. Lo rivela Emma – The Sleep Company che, attraverso un’indagine, ha esplorato il rapporto degli abitanti del Bel Paese con il trillo del mattino. Aprire gli occhi la mattina non è sempre facile, basti pensare che per quasi 1 italiano su 5 (17%) è necessario che suonino più sveglie o che ci sia qualcuno che fisicamente vada a chiamarlo in camera. Non solo, neanche smettere di crogiolarsi sotto le coperte è semplice, basti pensare che per 1 su 10 (10%) trascorrono ben 30 minuti dal suono della sveglia al momento effettivo di alzarsi dal letto.

Meglio non posticipare troppo

Posticipare la sveglia è una tattica di molti abitanti dello Stivale; infatti, più di un terzo di loro (36%) lo fa quotidianamente, il 16% solo in settimana e il 15% durante i weekend. Tra chi la mattina si concede qualche secondo di sonno in più con il pulsante “snooze”, più della metà (52%) si limita a rimandare la sveglia una volta, ma non manca chi lo schiaccia almeno un paio di volte (19%) o chi posticipa oltre le tre volte (22%). Occhio a questa abitudine: secondo Theresa Schnorbach, psicologa specializzata in terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia e Sleep Scientist, consulente di Emma – The Sleep Company, non è consigliabile posticipare la sveglia più volte. Sarebbe invece meglio avere il device posizionato in un luogo non raggiungibile dal letto, per costringere i più dormiglioni ad alzarsi quanto prima.”Far trascorrere poco tempo dal suono della sveglia all’alzarsi effettivamente dal letto è una scelta soggettiva e personale” spiega l’esperta. “Se si è in grado di adempiere ai propri impegni e appuntamenti indugiando qualche minuto in più a letto, questo non è un problema serio. Diversamente, trascorrere più tempo del previsto a letto porta a una diminuzione del valore del riposo, in quanto l’idea di letto dovrebbe essere sempre concettualmente associata all’azione del dormire”. Inoltre, continuare a rimandare la sveglia potrebbe suggerire anche la necessità di rivedere la propria routine di riposo ed essere un segno di un sonno poco ristoratore, perché non si è dormito a sufficienza o per via di un riposo notturno disturbato.

Dormire nel weekend, non solo benefici

Per molte persone, il fine settimana rappresenta una piacevole opportunità e una felice ricompensa per recuperare il “debito” di sonno accumulato nella settimana tra impegni lavorativi, sociali e familiari. Nel Bel Paese sono più di 2 persone su 5 (46%) a dichiarare di non puntare la sveglia nel weekend concedendosi un paio di giorni senza il trillo che caratterizza invece le loro giornate lavorative. In base ad alcuni studi, se dormire fino a tardi nel fine settimana può aiutare a compensare un numero minore di ore di sonno settimanali, esiste anche un possibile impatto negativo. Nello specifico, “Quando la propria agenda sociale è in conflitto con il ritmo naturale del sonno, si crea il cosiddetto ‘jet lag’ sociale. Tanto più questo è maggiore e più sono le probabilità di riscontrare tassi elevati di obesità, infiammazione, fumo e consumo di alcol. Inoltre, una routine di sonno yo-yo, ovvero non regolare e con discrepanze tra orari di sveglia infrasettimanale e nel weekend, può cambiare il ritmo circadiano, rendendo più difficile l’addormentamento della domenica sera. Infine, anche se si dorme più a lungo nei fine settimana, non è comunque possibile recuperare l’intera quantità di sonno perso nei giorni feriali. Vale sempre la pena dare la priorità al sonno durante la settimana per quanto possibile”, spiega l’esperta.