Gli italiani invecchiano, e le aziende pure: perchè serve il ricambio generazionale?

Il futuro è… grigio. E mai come in questo caso la definizione è conforme alla realtà. In base agli ultimi dati raccolti ed elaborati da Unioncamere e da Infocamere, entro il 2050 in Italia ci saranno più pensionati che lavoratori. Tra l’altro, i continui aumenti dell’età pensionabile non faranno altro che ridurre la produttività dell’Italia, scatenando la tempesta perfetta.

Aziende sempre più senior

La fotografia scattata da Unioncamere e infocamere è di dieci anni, dal 2012 al 2022. Rivela in particolare che i giovani under 30 con cariche di governance nelle aziende si sono ridotti di 130 mila unità mentre gli over 70 sono cresciuti di 280 mila.Nell’ultimo decennio, i titolari di impresa tra i 18-29 anni sono calati del 22,9% e come fa notare lo studio, questi numeri si spiegano con “l’effetto statistico della demografia negativa in una misura che può essere stimata al 20%, le coorti si riducono, le persone passano nelle classi di età superiori e non vengono rimpiazzate da nuovi ingressi”. Il tessuto imprenditoriale italiano, vera e propria colonna portante del sistema economico, si sta lentamente estinguendo in assenza di nuove risorse umane.

Il boom della fascia over 50

Se ci spostiamo sulla fascia over 50, c’è stato invece un vero e proprio boom: dal 2012 al 2022, quasi tutte le cariche (titolare, amministratore, dirigente tecnico) crescono tra il 15 e il 25%. In termini assoluti ci sono in più 188 mila titolari di impresa, 365 mila amministratori e 65 mila dirigenti tecnici, guidati da over 50.
Alla luce di questi numeri, è evidente come l’effetto demografico stia portando le imprese italiane verso un’obsolescenza umana ma anche e soprattutto di competenze.
Il re-skilling e l’age management in azienda non viene affrontato seriamente pur in presenza di organici non più giovani. Come rilevato da una ricerca condotta da Fondazione Sodalitas, AIDP (Associazione Italiana per la Direzione del Personale) e Università Cattolica del Sacro Cuore, 1 azienda su 4 si occupa di age management in modo sistematico. Solo il 14% delle imprese implementa percorsi di mobilità interna o di sviluppo di carriera per i propri dipendenti senior.

Serve un serio piano di rinnovamento delle risorse umane

L’invecchiamento del personale finora è stato affrontato soltanto sul fronte dei benefit e delle politiche di welfare aziendale, ma senza approfondire invece l’aggiornamento delle skills, il ricambio e l’integrazione generazionale. In uno scenario economico sempre più tecnologicamente complesso, riferisce Adnkronos, l’Italia sta soffrendo non tanto per un ridotto numero di imprese quanto per imprese dove manca un serio rinnovamento delle risorse umane. La combinazione di questo quadro con l’alto debito pubblico rappresentano la tempesta perfetta in un Paese dove l’assenza di capitale umano qualificato va ad aggiungersi ad un sistema imprenditoriale che si va di anno in anno impoverendo di nuove energie.