Con lo smart working il lavoro è cambiato per sempre

Dopo più di un anno di smart working i lavoratori vogliono lavorare dove e quando preferiscono. L’obiettivo per gli imprenditori non è più gestire un team che lavora da remoto, ma costruire un’esperienza lavorativa con al centro la persona. È questo il nuovo status quo: una nuova definizione dello spazio lavorativo, in cui “si lavora ovunque ci si trovi”.  Che si voglia chiamare remoto, ibrido, flessibile o dinamico, le aziende che vogliono essere competitive e attrarre talenti devono ripensare il classico posto di lavoro. È quanto emerge dalla ricerca rilasciata da Okta, dal titolo Il futuro dello smart working, condotta da Censuswide negli ultimi 14 mesi, tramite interviste a oltre 1000 dipendenti e manager italiani.

La produttività rimane la sfida principale

La produttività però rimane la sfida principale, così come la collaborazione e gli aspetti di sicurezza informatica. Le aziende devono affrontare aspetti critici inerenti infrastrutture tecniche e di sicurezza per supportare una forza lavoro distribuita geograficamente, oltre ad allestire gli uffici fisici in modo nuovo. Dalla ricerca Okta emerge una chiara certezza: nessun posto di lavoro va bene per tutti, non più. Le aziende, quindi, devono adeguarsi. Ne risulta un quadro in cui la pandemia ha rivoluzionato le dinamiche del lavoro, lontane ormai dalle otto ore lavorative trascorse in ufficio, che continueranno a evolvere anche dopo lo stato d’emergenza.

La modalità preferita dagli italiani è il lavoro ibrido

Secondo il sondaggio, solo il 22% degli intervistati italiani preferirebbe tornare in ufficio a tempo pieno, ovvero 5 giorni a settimana. La modalità preferita è il lavoro ibrido, un mix tra smart working e lavoro in presenza, scelto dal 42% (di cui il 46% uomini e il 36% donne).
Solo il 20% degli uomini italiani sarebbe felice di lavorare da casa per sempre, rispetto al 14% delle donne. Avendone la possibilità grazie allo smart working, ben il 53% dei più giovani, nella fascia 16-34 anni, si trasferirebbe altrove, percentuale che crolla al 18% sopra il 55 anni. In generale, il 62% degli impiegati italiani sceglierebbe di rimanere esattamente dov’è, di cui il 44% per rimanere vicino alla famiglia.

Una sfida considerevole in termini di sicurezza informatica

Analogamente, gli orari di lavoro tradizionali sembrano essere più apprezzati dai senior. Il 52% degli over 55 vorrebbe infatti lavorare negli orari canonici, mentre il 66% dei giovani, tra i 25 e 34 anni, preferirebbe non avere orari di lavoro fissi e la possibilità di decidere quando lavorare. Permettere alle persone di lavorare ovunque e a qualsiasi orario, tuttavia, comporta una sfida considerevole in termini di sicurezza informatica. Oggi, infatti, molte imprese italiane sono impreparate. Il 39% utilizza le sole password, e solo il 28% si affida ad altre soluzioni di sicurezza sicure, come l’autenticazione multi-fattore, e solo il 13% usa i dati biometrici. Insomma, dopo aver acceso i fari sullo smart working, la pandemia ne sta mostrando le debolezze. Ma nel rientro al lavoro post Covid ci saranno anche numerose opportunità di miglioramento.