Gender Equality: uguaglianza e sicurezza obiettivi sfidanti anche nel 2024

L’indagine annuale WIN World Survey, realizzata da WIN-Worldwide Independent Network of Market Research, di cui fa parte BVA Doxa come responsabile per l’Italia, viene realizzata ogni anno in occasione della giornata internazionale della donna dell’8 marzo.
I dati emersi sono il frutto della raccolta e analisi delle opinioni di circa 34mila persone in 39 Paesi.

Sicurezza, opportunità di carriera e stipendio, ma anche vite segnate da episodi di violenza fisica e psicologica, sono i principali punti sul tema della gender equality affrontati dall’edizione 2024 della ricerca.

Per le donne di tutto il mondo il percorso è ancora in salita

Le donne di tutto il mondo stanno ancora affrontando un percorso in salita per l’uguaglianza e la sicurezza. In particolare, i numeri relativi alla sicurezza sono decisamente critici in alcuni paesi del mondo. In Italia, ad esempio, la paura nel camminare la sera tardi nella propria zona viene dichiarata da 6 donne su 10.

E se in Europa, Italia (63%), Grecia (62%) e Irlanda (58%) riportano la percentuale più alta di donne che si sentono insicure, anche in Francia (54%) e nel Regno Unito (50%) la situazione è preoccupante.
Quelli sulla sicurezza sono dati che purtroppo pongono l’Italia all’ottavo posto nella classifica dei paesi percepiti più insicuri, preceduta solo da paesi del Centro/Sud America, come Cile (83%), Messico (81%), Ecuador (75%).

Atti di violenza: Italia al 14° posto 

Sempre in Italia 1 donna su 5 (20%) ha subito qualche forma di violenza fisica o psicologica nel corso del 2023. Il dato aumenta fra le più giovani, con il 31% nella fascia d’età 18-24 anni, e fra le residenti nelle regioni del Nord-Ovest (28%).

Nella classifica globale dei paesi col maggior tasso di violenza sulle donne (dominata dalla Nigeria, con uno spaventoso 74%) l’Italia è al quattordicesimo posto (20%), fra i 39 paesi coinvolti. La Grecia è al quarto posto (31%).
Il 7% delle donne italiane dichiara di aver subito molestie sessuali durante l’ultimo anno. Emergono differenze secondo le fasce d’età (12% fra 18-44 anni vs 2% dai 45 anni in su), e fra Nord e Centro-Sud (9% vs 5%).  

Parità di genere sul lavoro: pochi aspetti di miglioramento significativi

Se gli uomini nel 47% dei casi sono concordi nel ritenere che la parità sul lavoro sia stata raggiunta, solo il 29% delle donne è di questo avviso. Il 44% della popolazione globale ritiene ancora che le donne abbiano meno opportunità di lavoro rispetto agli uomini.

In Europa (66%) e nelle Americhe (54%) questa percentuale è la più alta. In Italia, l’80% delle donne pensa di avere minori opportunità di carriera rispetto ai colleghi uomini. Un dato che ci pone al secondo posto della classifica, preceduti solo dalla Croazia (81%) e seguiti dalla Francia (75%). E il 56% delle donne che lavorano ritiene di guadagnare meno dei colleghi uomini.

Il consumo dei media digitali da parte dei minori

Uno studio promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy con la collaborazione dell’Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica, ha fotografato i comportamenti e ile abitudini di consumo dei media digitali da parte dei minori tra 8 e 16 anni. A quanto emerge dalle interviste, il 94% dei minori tra gli 8 e 16 anni utilizza lo smartphone. Il 68% ne possiede uno personale, il 28% l’ha ricevuto prima dei 10 anni e il 25% dopo gli 11.

E se cresce la consapevolezza di un uso eccessivo dei dispositivi mobili, i giovanissimi trascorrono online da una a tre ore al giorno, e uno su cinque, oltre le quattro ore. Dove? Su social network, messaggistica e piattaforme streaming. Inoltre, quando sono in rete si esprimono attraverso quattro modalità: irrequieti, esploratori, performativi e ripiegati.

L’utenza dei social aumenta con il passaggio a tweens e teens

Sette ragazzi su dieci (50% tra 8 e 10 anni) usano regolarmente i social e le piattaforme streaming, e l’utenza aumenta nel passaggio a tweens e teens. Instagram serve a curiosare e interagire, Tik Tok a lasciarsi andare al flusso, Facebook a leggere i commenti più che a guardare.

In generale le piattaforme streaming (YouTube, Amazon Prime Video e Netflix, ma anche Svod e Avod) vengono utilizzate in famiglia, o da soli, molto meno con gli amici, fuori casa e a scuola.
Tra le piattaforme di messaggistica, Whatsapp è risultato imprescindibile per comunicare, creare community, scambiare materiali. I fruitori regolari sono al 93% 14-15enni, all’89% 11-13enni e al 60% tra 8-10 anni.

Piena fiducia a Whatsapp, non a YouTube

Gli intervistati hanno espresso piena fiducia a Whatsapp, Instagram e Pinterest (e a seguire Telegram, Twitch e Discord), alle piattaforme Netflix e Amazon Prime Video, e in seconda battuta a Rai Play e Disney+, non alla più popolare YouTube.
Per quanto riguarda le forme di limitazione e controllo nell’uso degli smartphone da parte dei genitori, circa 8 su 10 le utilizza sfruttando i limitatori, come parental control offerti da piattaforme e dispositivi.

Più di un terzo dei ragazzi e delle ragazze viene controllato: il 49% dei bambini 8-10enni e il 20% dei 14-15enni. Ma l’eccessivo controllo potrebbe inibire lo sviluppo di competenze e autonomia, rendendo più acritica la navigazione.

Si confermano i rischi della rete: 4 su 10 hanno avuto esperienze negative

Lo studio poi conferma i rischi della rete: 4 su 10 raccontano esperienze negative, e la maggioranza ha visto contenuti inadatti almeno una volta su un social. In particolare, i più piccoli sono incappati in eventi critici su YouTube.
Circa un quarto del campione (17% teens) afferma di non essere mai incorso in esperienze negative sui social, mentre il 42% (53% teens) ne riporta di gravi e ripetute.

I più esposti sono coloro che tendono a condividere contenuti e informazioni personali con sconosciuti, i soggetti più fragili o che esprimono minor benessere, gli utenti regolari dei social network, gli iperconnessi e i gamers intensivi. Ma si evidenzia anche una lieve prevalenza territoriale che penalizza i residenti nelle grandi città e nel Sud Italia, più inclini all’uso precoce di smartphone e social.

Smart City in Italia: l’82% dei Comuni ha avviato progetti “intelligenti”

A trainare il cambiamento verso città sempre più smart, sostenibili e inclusive è la digitalizzazione. La trasformazione delle città in Smart City è un processo che sta avvenendo da diversi anni, e l’Italia da tempo sta lavorando in questa dorezione. Anche grazie ai fondi del PNRR per le città intelligenti l’82% dei Comuni italiani ha avviato progetti che puntano a digitalizzazione, sostenibilità e inclusione all’interno delle città.

Usufruire di servizi digitalizzati, e dunque più veloci, contribuisce a migliorare la qualità della vita. E abitare in città automatizzate, con attenzione al trasporto sostenibile e all’autonomia energetica, renderà i cittadini più consapevoli e pronti alle sfide del futuro.
Del resto, l’attenzione alle Smart City emerge anche dalle opinioni dei cittadini italiani. 

Il boom tecnologico investirà soprattutto i servizi anagrafici, tributari e la mobilità

Come spiegano i dati dell’Università Niccolò Cusano sulle Smart City il 68% della popolazione si aspetta un boom tecnologico da parte del comune di residenza, e ne percepisce i vantaggi. Soprattutto nei servizi anagrafici, tributari e di mobilità.

Iniziano inoltre a comparire le prime classifiche delle città più intelligenti del paese. Per stilare la graduatoria delle città più smart d’Italia l’Università Niccolò Cusano ha preso in considerazione 30 indicatori suddivisi in 6 macro categorie, smart governance, environment, economy, mobility, living, people. 
I dati sono estrapolati da strumenti territoriali che riportano i livelli di utilizzo dei servizi, la presenza di rilevatori digitali, il tasso di occupazione. I comuni analizzati sono 7,901.

Milano, Roma, Torino, Genova le città metropolitane più intelligenti

Al primo posto della classifica delle città metropolitane più intelligenti si posiziona Milano, seguita da Roma, Torino e Genova.
Al 5° e al 6° posto si trovano le due metropoli del sud Italia, Palermo e Napoli.

Quanto alle città capoluogo di provincia più smart, la classifica delle più intelligenti è guidata principalmente da città del Nord, e al primo posto si trova sempre Milano.
Un risultato che non sorprende, visto che si tratta di una capitale economica importante per il paese. Seguno Trento e Bolzano a completare le prime tre posizioni, mentre Roma è solo ottava.

Chiude la classifica delle prime 10 Bergamo, che continua a recuperare posizioni e per alcuni parametri risulta ai primi posti delle classifiche.
Ma a investire nelle città digitali non sono solo i grandi comuni, e a guidare la classifica dei comuni smart per numero totale è la Lombardia.

Assago conquista il podio dei piccoli centri urbani

Assago, un paese di meno di 10mila abitanti, ha raggiunto il punteggio di 97,2/100, secondo solo a Milano. Un risultato che premia l’impegno dei cittadini, riporta Adnkronos, ed è un ottimo catalizzatore per altre iniziative.
Al Centro Italia il primo posto è occupato da Sesto Fiorentino, al Sud, Sestu, in provincia di Cagliari.

I primi 3 piccoli micro comuni smart, con meno di 2mila abitanti, sono Rhêmes-Notre-Dame, in Valle d’Aosta al Nord, Lunano nelle Marche al Centro, e Ancarano, in provincia di Teramo, al Sud.

Spese familiari: cosa ci attende nel 2024?

Facile.it e Consumerismo No Profit hanno pubblicato la nuova edizione del rapporto Cara Italia sulle principali voci di spesa domestica degli italiani, tra cui bollette, mutui, telefonia, carburante, ortofrutta.

Come potrebbero cambiare nel 2024? Per luce e gas, ad esempio, il 2024 è iniziato con il calo del prezzo delle materie prime, ma non è detto che questo si traduca in una diminuzione delle bollette. Anzi.
A gennaio sulle bollette del gas sono tornati l’Iva all’aliquota ordinaria, gli oneri di sistema, ed è terminato il servizio di tutela. Secondo Facile.it, Il possibile aumento sarebbe tra il 20% e il 38%. La spesa per luce e gas potrebbe quindi superare 2.600 euro annui, o 2.300 euro optando per una tariffa indicizzata.

Mutui: la scommessa del tasso variabile

Se il 2023 è stato caratterizzato da un aumento dei tassi, nel 2024 la situazione sul fronte dei tassi variabili dovrebbe continuare a migliorare. La rata di un mutuo medio potrebbe diminuire di circa 10 euro nel secondo trimestre, arrivando entro fine anno a un calo di quasi 100 euro (-13%).

Ma quale mutuo scegliere oggi? Il tasso fisso rappresenta un ottimo punto di partenza: considerando un mutuo standard, i migliori tassi (TAN) vanno da 3,10% a 3,30%, con una rata mensile intorno a 615 euro.
I variabili invece oggi costano più dei fissi, e i migliori tassi (TAN) variano tra il 4,66% e il 4,90%. Scegliere questa opzione vorrebbe dire scommettere su un calo in futuro.

Telefonia: tariffe stabili, ma attenzione agli adeguamenti all’inflazione


Sul fronte della telefonia mobile e fissa, le tariffe per chi vuole cambiare operatore sono rimaste sostanzialmente stabili rispetto al 2023.
Bisogna però fare attenzione ai cosiddetti adeguamenti automatici all’inflazione, una clausola che alcuni operatori hanno introdotto di recente nelle condizioni contrattuali della telefonia mobile e che potrebbe prevedere rincari fino al 10% già nel 2024.

Per una connessione internet casa con tecnologia fibra, considerando un arco temporale di 24 mesi, un buon canone si aggira, in media, intorno a 26 euro al mese inclusi i costi accessori. Se si opta per un unico fornitore mobile-fisso il canone mensile può scendere sotto 23 euro.

Carburanti scendono i prezzi, ortofrutta +14% in un anno

Nonostante le crisi internazionali facevano ipotizzare il contrario, l’analisi di Consumerismo su dati MIMIT conferma per i prezzi dei carburanti il trend ribassista partito a settembre. Rispetto a novembre 2023 a dicembre i prezzi sono scesi, rispettivamente, del -2.66% per la benzina, del -3.70% per il gasolio auto, e del -0,43% per il GPL.

Tra dicembre 2023 e gennaio 2024, invece, i prezzi all’ingrosso sui mercati dell’ortofrutta hanno subito variazioni sostanziali, principalmente a causa dei fenomeni atmosferici.
Al momento la spesa media per una famiglia di 4 persone per frutta e verdura si attesta intorno a 130 euro mensili, per un totale 1500 euro/anno circa. Circa +14% rispetto allo stesso periodo rilevato nel 2023. E la frutta incide per il 40% rispetto al totale sugli aumenti.

Imprese: nel 2023 saldo positivo, +42mila

In uno scenario economico caratterizzato da inflazione, tensioni geopolitiche e cambiamenti tecnologici, il saldo 2023 per le imprese italiane resta positivo, ma non per tutti gli ambiti di attività.
Oltre il 70% delle 42mila imprese registrate in più negli ultimi dodici mesi opera in soli tre macro-settori, costruzioni, turismo e attività professionali.
Insomma, nel 2023 più imprese edili, consulenti aziendali, B&B, meno imprese nel commercio, agricoltura e manifattura.

Dai dati Movimprese, elaborati da Unioncamere e InfoCamere sulla base del Registro delle imprese delle Camere di commercio, emerge che il settore più dinamico, in termini di crescita imprenditoriale, è il comparto delle costruzioni.
Nonostante l’incertezza sulle prospettive dei bonus legati all’edilizia alla fine del 2023 il comparto conta 13.541 imprese in più rispetto al 2022 (+1,62%).

Boom per consulenza, hospitality e immobiliare  

Bene anche le attività professionali, scientifiche e tecniche, che a fine 2023 presentano un aumento significativo di 11mila imprese, trainate dal ‘boom’ della consulenza aziendale e amministrativo-gestionale. Il saldo positivo è di oltre 6.000 attività, per una variazione relativa dell’8%.
Anno positivo anche per il comparto della vacanza, in cui si contano 3.380 attività di alloggio aggiuntive (+5,13%) e 3.015 bar e ristoranti in più rispetto al 2022 (+0,77%).

Alla crescita hanno contribuito significativamente anche le attività immobiliari, che a fine 2023 contano 5.197 imprese in più dell’anno precedente (+1,72%).
A fronte di questi risultati positivi, i settori più tradizionali continuano a segnalare un restringimento della platea delle imprese.

Generale riduzione per commercio, agricoltura, manifattura

Il 2023 per il commercio si è chiuso con una riduzione complessiva di 8.653 attività (-0,6%), anche se il ‘processo di selezione’ ha riguardato essenzialmente il commercio al dettaglio, che nel 2023 ha perso quasi 7.700 unità. Nell’agricoltura, il bilancio di fine anno evidenzia una riduzione complessiva di 7.546 imprese (-1,05%) mentre la manifattura presenta una perdita complessiva di 2.962 imprese (-0,56%). 

Una performance per quest’ultimo settore che tocca tutti comparti, con la sola eccezione delle imprese di riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature (+1.137 unità), accompagnata da una sostanziale stabilità delle industrie di cantieristica navale, aerospaziale e ferro-tramviaria (+56), e delle bevande (+37).

Al Sud oltre un terzo del saldo annuale

Guardando al territorio, i dati indicano in crescita il tessuto imprenditoriale di tutte le quattro aree geografiche.
Con le sue 14.948 imprese in più, il Mezzogiorno ha determinato più di un terzo dell’intero saldo annuale, staccando il Nord-Ovest (+11.210) e il Centro (+10.626).

In termini assoluti, meglio di tutte hanno fatto Lombardia (+10.562), Lazio (+9.710) e Campania (+6.351). Il Lazio (+1,59%) registra invece la crescita più sostenuta in termini relativi; seguono la Lombardia (+1,12%) e la Campania (+1,04%).
L’intero saldo positivo è spiegato dalla crescita delle società di capitale: +57.846 (+3,1%), in linea con il 2022. Le imprese individuali continuano a rappresentare la metà dello stock di imprese esistenti (50,6%), ma sono in flessione di quasi 2mila unità (-0,1%).

Alla smart home del futuro si accede con più sicurezza

Come accederemo alle nostre smart home tra 10 anni? E come immaginano i consumatori l’evoluzione tecnologica nel campo dello smart access, ovvero, come viene percepito dal pubblico il futuro delle serrature nelle abitazioni?
La survey condotta dalla società ISEO Ultimate Access Technologies su un campione di oltre 300 intervistati, svela qual è il ruolo che svolgerà la tecnologia nel rafforzamento della sicurezza delle smart home.

La ricerca indaga il futuro della gestione degli accessi e la percezione dei consumatori in merito all’evoluzione della tecnologia, e se ritengono che nei prossimi dieci anni i progressi digitali renderanno le abitazioni più sicure, garantendo, allo stesso tempo, una gestione degli accessi più semplice.

Aprire le serrature con le impronte digitali, gli occhi o con… il pensiero

Per quanto riguarda il metodo con cui si apriranno le serrature di casa tra dieci anni è emerso che la maggioranza relativa degli intervistati, pari al 36%, immagina che le impronte digitali saranno il metodo più diffuso, mentre un significativo 28% è convinto che si continuerà a utilizzare la chiave tradizionale.

Una percentuale simile, il 27% pensa invece che tra dieci anni le porte delle abitazioni si apriranno con gli occhi, mentre un numero di utenti decisamente minore, solo il 9%, crede, addirittura, che basterà utilizzare il pensiero.

Accessi più semplici e più sicuri? Qualcuno ha poca fiducia nei metodi digitali

Considerando il tema più ampio dell’impatto che avrà l’evoluzione tecnologica sulla sicurezza delle abitazioni e sulla gestione degli accessi, la stragrande maggioranza degli intervistati, ben il 71%, è convinta che la tecnologia renderà le nostre case più sicure in futuro.

Il 22%, invece, sottolinea che sebbene la tecnologia possa semplificare l’accesso, non ne garantirà necessariamente una maggiore sicurezza.
Ed è solo il 5% degli utenti intervistati a dichiarare di avere poca fiducia nei metodi digitali.

Obiettivo: totale libertà di movimento

ISEO Ultimate Access Technologies opera nel campo delle soluzioni meccaniche ed elettroniche per la sicurezza e la gestione intelligente degli accessi. Espressione del Made in Italy, lavora e investe tutti i giorni nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative per soddisfare le crescenti esigenze di sicurezza e praticità nel settore degli accessi domestici. L’obiettivo aziendale è quello di garantire la totale libertà di movimento attraverso la filosofia Ultimate Access Technologies.

Rc auto: nel 2024 rincari in arrivo per oltre 765.000 automobilisti 

Secondo i dati dell’Osservatorio di Facile.it a dicembre 2023 per assicurare un veicolo a quattro ruote in Italia occorrevano, in media, 618,55 euro, vale a dire il 35% in più rispetto a dodici mesi prima.

Brutte notizie quindi per agli oltre 765.000 automobilisti italiani che a causa di un sinistro con colpa dichiarato nel 2023 quest’anno vedranno peggiorare la propria classe di merito, con relativo aumento del costo dell’Rc.
“L’inflazione, che nel nostro Paese rimane ancora su livelli elevati, gioca un ruolo chiave sia sul costo di riparazione delle auto sia sul costo medio dei sinistri, fattori che inevitabilmente pesano sull’aumento delle tariffe”, spiega Andrea Ghizzoni, Managing Director Insurance di Facile.it.
Insomma, le tariffe Rc auto continuano a crescere, con effetti negativi anche sugli automobilisti virtuosi.

Il 2,33% nel 2023 ha dichiarato un sinistro con colpa

Dall’analisi del comparatore, realizzata su un campione di oltre 800.000 preventivi raccolti su Facile.it tra novembre e dicembre 2023, emerge però che la quota di guidatori colpiti dai rincari a causa di un sinistro con colpa rispetto allo scorso anno è in calo del 7%.
E se a livello nazionale la percentuale di automobilisti che nel 2023 hanno dichiarato un sinistro con colpa è pari al 2,33%, guardando al campione su base regionale emergono differenze significative.

Biella è la provincia meno virtuosa

Scorrendo la graduatoria delle aree in cui si è registrato percentualmente il maggior numero di denunce di incidenti con colpa, al primo posto si posiziona la Toscana, dove il 3,02% degli automobilisti vedrà quest’anno aumentare il premio dell’Rc auto.

Seguono i guidatori di Liguria (2,89%) e Sardegna (2,76%). Le percentuali più basse, invece, sono state rilevate in Trentino-Alto Adige (1,57%), Basilicata (1,78%) e Friuli-Venezia Giulia (1,82%).
Se si limita l’analisi alle province italiane, Biella (4,28%) è quella con la maggiore percentuale di sinistri con colpa denunciati, davanti a Massa-Carrara (4,27%) e Cagliari (3,58%). Belluno e Vibo Valentia quelle invece con meno ricorsi alle assicurazioni (entrambe 1,15%), seguite da Pordenone (1,36%).

Occhio agli agenti di commercio al volante!

Fra gli uomini la percentuale di chi ha dichiarato un sinistro con colpa è pari al 2,16%, valore più basso rispetto a quello rilevato tra le donne (2,62%).
Quanto al profilo anagrafico, gli automobilisti appartenenti alla fascia 35-44 anni e 19-21 anni sono quelli che hanno denunciato il minor numero di incidenti con colpa. Tra loro, la percentuale di chi vedrà peggiorare la propria classe di merito è pari rispettivamente solo all’1,98 e all’1,99%.

I 25-34enni sono invece il 2,15%, e gli over 65 hanno registrato la percentuale più alta (2,80%).
Gli agenti di commercio sono poi risultati coloro che in percentuale hanno dichiarato con più frequenza un sinistro con colpa (3,55%), e che quindi vedranno aumentare il premio Rc auto. Seguono i pensionati (2,83%) e i liberi professionisti (2,66%).

Casa di proprietà fa ancora rima con stabilità?

Gli italiani continuano a considerare la proprietà della casa in cui vivono un fattore di sicurezza e stabilità (83,2%), oltre a espressione di identità e personalità (78,4%) e investimento sicuro (69,1%). Metà dei proprietari, poi, non venderà mai la propria abitazione per poterla tramandare in eredità a figli o nipoti.
Ma se possedere una casa è ancora un pilastro della stabilità individuale e della coesione sociale, l’accesso alla proprietà è diventato più difficile.

Il 59,8% dei non proprietari afferma che il rialzo dei tassi di interesse ha reso più oneroso e complicato acquistare un’abitazione, mentre per il 35,9% dei proprietari con un mutuo il pagamento delle rate è più difficoltoso. Soprattutto al Centro (41,4%) e al Sud (37,2%).
È quanto emerge dal 2° Rapporto Federproprietà-Censis, ‘La casa nonostante tutto’.

Una gestione sempre più onerosa

La gestione della casa si fa nel complesso più gravosa, e la sua proprietà rischia di trasformarsi da fattore di tutela in fattore critico.
Per il 75,5% degli italiani le spese relative alla casa pesano molto sul budget familiare (80% famiglie con redditi bassi e 57,6% più abbienti).

Nonostante il raffreddamento dei prezzi nel corso dell’anno, il comparto casa (abitazione, acqua, elettricità, gas) ha registrato le variazioni più elevate nel primo (+24,7%) e nel secondo trimestre 2023 (+14,0%), molto superiori al tasso di inflazione medio (+9,0% primo e +7,5% secondo trimestre).
Solo nel terzo trimestre il taglio ai costi di energia elettrica e gas ha riportato i costi della casa a un +4,2%.

Classe energetica requisito fondamentale per l’acquisto

Tra i requisiti fondamentali per l’acquisto di una casa il 64,6% degli italiani include la classe energetica.
Riguardo la direttiva europea Casa green per l’efficientamento energetico delle abitazioni, il 73,3% degli italiani ne è a conoscenza.

Per il 51,1% è un atto positivo e il 40,1% lo apprezza, ma il 22,0% teme che possa tradursi in un ulteriore aggravio dei costi di gestione degli immobili, il 16,3% prevede che gli interventi non saranno economicamente sostenibili e il 10,7% è preoccupato per un eventuale crollo dei prezzi delle case.
È opinione unanime (90,2%) che gli interventi dei proprietari debbano essere accompagnati da aiuti economici dello Stato nella forma di detrazioni, incentivi, altre misure di sostegno.

Viva il social housing per i senior! 

Se la proprietà della casa è tra le aspirazioni top, c’è anche attenzione per soluzioni abitative nuove, come il social housing in locazione: Una soluzione temporanea, nell’attesa di poter acquistare una casa di proprietà (24,6%), un servizio abitativo attraverso il quale poter reperire un alloggio temporaneo (22,2%), e un’alternativa all’acquisto di una casa di proprietà (28,1%).

Molto più alto il consenso per il senior housing come soluzione abitativa riservata alle persone anziane.
Al 78,9% degli italiani piace, perché permette di affrontare la vecchiaia con serenità vivendo in un ambiente protetto (76,1%) e offre la possibilità di un accesso agevolato a servizi sanitari e socio-assistenziali (20,7%).

Attacchi basati sull’Intelligenza artificiale: l’evoluzione di un fenomeno 

È prevedibile che i criminali sfruttino le nuove tecnologie per automatizzare le loro attività. Se le email di spam sono state un passo avanti importante nella tecnologia al servizio delle truffe, l’Intelligenza artificiale è destinata a fare lo stesso. Se esistesse già una tecnologia AI in grado di creare minacce automatizzate complete, verrebbe sicuramente utilizzata.
Sophos X-Ops ha pubblicato due report dedicati all’utilizzo dell’AI dal cybercrimine. Il primo, The Dark Side of AI: Large-Scale Scam Campaigns Made Possible by Generative AI, dimostra come nel futuro potranno essere sfruttate tecnologie come ChatGPT per perpetrare frodi su vasta scala e a fronte di competenze tecniche minime. Il secondo, Cybercriminals Can’t Agree on GPTs, rileva come nonostante le potenzialità dell’AI, alcuni cybercriminali siano ancora scettici e perfino preoccupati circa l’adozione degli LLM (Large Language Model) come ChatGPT per gli attacchi.

Costruire siti fraudolenti richiede pochissime conoscenze tecniche

Costruire e attivare il sito web ha richiesto pochissime conoscenze tecniche, e con lo stesso strumento, Sophos X-Ops è riuscita in pochi minuti a creare centinaia di siti simili semplicemente premendo un pulsante.
“Abbiamo già assistito all’integrazione di elementi di AI generativa nelle truffe classiche, come testi o fotografie prodotti da AI, per adescare vittime – dichiara Ben Gelman, senior data scientist di Sophos -. Tuttavia, creando un sistema per la generazione di siti fraudolenti su vasta scala ben più avanzato dei tool attualmente impiegati dai criminali, abbiamo la particolare opportunità di analizzare la minaccia, e prepararci ad affrontarla prima che possa proliferare”.

Le potenzialità di GPT ai fini del social engineering

Sebbene il ricorso alla AI da parte dei cybercriminali sia solo all’inizio all’interno del dark web si discute sulle potenzialità di questa tecnologia ai fini del social engineering.
Sophos X-Ops ha già verificato l’impiego di AI nelle criptotruffe, scoprendo che la maggioranza dei post riguardava la vendita di account ChatGPT compromessi, e dei cosiddetti ‘jailbreak’, sistemi che permettono di aggirare le protezioni integrate negli LLM in modo da poterli sfruttare per obiettivi illeciti.

Sono stati anche trovati dieci derivati da ChatGPT che possono essere usati per lanciare cyberattacchi e sviluppare malware.
Le reazioni di fronte a questi tool e altre applicazioni illecite degli LLM non sono però univoche. Molti criminali temono addirittura che gli autori di queste imitazioni di ChatGPT stiano tentando di truffarli.

Il dibattito sugli LLM divide anche il dark web

In due dei quattro forum del dark web analizzato a fronte di solo 100 post dedicati all’AI ben 1.000 erano sul tema criptovalute.
“Alcuni cybercriminali hanno provato a creare malware o tool di attacco mediante LLM, ma i risultati sono stati alquanto rudimentali e spesso accolti con scetticismo dagli altri utenti – aggiunge Christopher Budd, director, X-Ops research Sophos -. In un caso, un cybercriminale deciso a dimostrare le potenzialità di ChatGPT ha rivelato inavvertitamente informazioni significative sulla sua reale identità. Abbiamo persino trovato numerosi articoli d’opinione relativi ai possibili effetti negativi dell’AI sulla società e alle implicazioni etiche del suo utilizzo. In altre parole, almeno per ora, pare che i dibattiti sugli LLM in corso tra cybercriminali siano gli stessi di chiunque altro”. 

X pubblica fake news sulla guerra?

X, precedentemente noto come Twitter, continua a far parlare di sé: il social media di Elon Musk permetterebbe infatti la pubblicazione di notizie fuorviati sul conflitto israelo-palestinese.

Un’indagine condotta da NewsGuard, l’organizzazione dedicata al monitoraggio della disinformazione, ha sollevato preoccupazioni riguardo alla diffusione di informazioni errate. Secondo il rapporto di NewsGuard, riferisce Adnkronos, alcuni utenti ‘premium’ di X, quelli cioè che pagano un abbonamento al social e hanno il badge blu, hanno pubblicato contenuti che promuovono teorie cospirazioniste riguardanti la guerra di Israele ad Hamas.
Questi post, seguiti da NewsGuard dal 13 al 22 novembre, hanno totalizzato oltre 92 milioni di visualizzazioni.

Post pubblicati con l’intento di promuovere l’odio

Le indagini di NewsGuard si sono concentrate su 10 account con oltre 100.000 follower ciascuno, identificati come i maggiori diffusori di fake news sulla guerra.
Veena McCoole, vicepresidente delle comunicazioni dell’organizzazione, ha espresso preoccupazione per il fatto che questi post sono pubblicati con l’intento di promuovere informazioni fuorvianti o discorsi d’odio, e che tali contenuti possano essere eleggibili per un programma di condivisione delle entrate pubblicitarie di X.

Il rapporto ha anche evidenziato la presenza di pubblicità di aziende come Pizza Hut sotto questi post controversi. E ciò solleva interrogativi su come X gestisca la pubblicità in relazione a contenuti potenzialmente nocivi.

Regole per gli utenti ambigue o contraddittorie

La situazione è inoltre aggravata da recenti azioni legali intentate da X contro Media Matters, dopo un rapporto che mostrava contenuti pubblicitari di grandi aziende associati a messaggi pro-nazisti.
Interrogativi simili sono emersi riguardo alla politica di X sulla condivisione delle entrate.

Elon Musk aveva precedentemente dichiarato che i post corretti attraverso lo strumento di moderazione crowd-sourced Community Notes non sarebbero stati idonei per la condivisione delle entrate. Tuttavia, il rapporto di NewsGuard mostra che questa politica potrebbe non essere applicata in modo coerente.

Emerge l’importanza di una governance trasparente e responsabile

Ma il rapporto di NewsGuard mette in luce anche la complessità e l’ambiguità dell’Accordo Utente X, che a volte sembra riferirsi a un singolo documento, mentre altre volte a un insieme di regole distribuite su diverse pagine. Questo rende difficile per gli utenti comprendere pienamente quali comportamenti siano in violazione delle norme della piattaforma.

Le rivelazioni di NewsGuard appaiono particolarmente rilevanti in un contesto in cui la disinformazione online può avere impatti reali e gravi sulla società. Il ‘caso X’ mostra l’importanza di una governance trasparente e responsabile delle piattaforme di social media, soprattutto quando si tratta di gestire contenuti potenzialmente dannosi e le loro implicazioni economiche.